Qua, tra graziosi patii,
all’ombra di alberi alti e frondosi, ci si ritrova per un caffè, per uno
spuntino o per un pasto vero e proprio, a annusare aromi invitanti e a
addentare cibi dalla consistenza varia, ma dal gusto immancabilmente verace.
Un po’ giardino della birra,
un po’ Paese di Bengodi, la torre dell’orologio a simboleggiarne gli antichi
natali e la continua affluenza di visitatori a sottolinearne l’imperitura
popolarità, quest’area urbana non conosce sfortuna o miseria: professionisti in
pausa pranzo, famiglie con bambini, turisti a caccia di curiosità locali e non,
tutti si ritrovano al suo interno, a studiarne le caratteristiche, a saggiarne
le potenzialità, a apprezzarne i prodotti.
Tra i suoi stretti passaggi,
resi ancora più difficoltosi dalle bancarelle ordinatamente sistemate al
centro, si affollano le richieste di quanti si decidano per un piatto orientale
o un panino indigeno, per una fetta di torta al cioccolato o una macedonia succosa.
Qualsiasi desiderio può essere esaudito, qualsiasi richiesta può essere
accettata.
Leccornie e primizie si sfidano
da un lato all’altro, da un angolo all’altro della corte, svicolando tra i
tavolini e le sedie che ne affollano la zona centrale, immersa tra le strutture
permanenti e i loro sfrigolii stimolanti, moderno crocevia di spezie e rarità,
di esotismo e tradizione.
Poco importa che degli
originari banchi traboccanti frutta e verdura fresca sia rimasto un solo
esemplare: ciò che si cerca, qui, è l’atmosfera, è il tono, è la sensazione di
trovarsi lontani miglia e miglia dal punto in cui in realtà si è.
Che si venga a inizio
settimana, quando tutta la città lavora, indaffarata e spesso frenetica, o
durante il fine settimana, quando ci si concede un momento per riposare e
riflettere, l’impressione di osservare la vita di un suk sarà sempre la stessa.
Complici le voci, alte o
basse, sottili o possenti, che si rincorrono nell’aria, riempiendola di note
dalle sonorità più diverse; complici gli espositori, puntualmente preparati per
attirare l’attenzione di chiunque, soprattutto dell’ospite più distratto;
complici i raggi di sole che, infilandosi a fatica tra le costruzioni, ne
sottolineano ulteriormente i tesori, anche qua, come ovunque a Los Angeles,
sembra di vivere costantemente immersi in un sogno dai contorni slabbrati, in
una fantasia di luci e suoni, in una bizzarria vibrante e reale quanto
un film.
E.M., Santa Monica