venerdì 22 marzo 2013

Notizie da Lilliput 97: Breakfast at Farmers' Market


Spostarsi di vetrina in vetrina, di negozio in negozio, si sa, stimola l’appetito. E se si ha la fortuna di gironzolare per il centro commerciale adiacente all’unico Farmers’ Market losangelino aperto tutti i giorni della settimana, allora, si possono facilmente snobbare le caffetterie e i locali dal sapore monocorde del primo, preferendo loro i chioschi ruspanti e appetitosi del secondo.

Qua, tra graziosi patii, all’ombra di alberi alti e frondosi, ci si ritrova per un caffè, per uno spuntino o per un pasto vero e proprio, a annusare aromi invitanti e a addentare cibi dalla consistenza varia, ma dal gusto immancabilmente verace.

Un po’ giardino della birra, un po’ Paese di Bengodi, la torre dell’orologio a simboleggiarne gli antichi natali e la continua affluenza di visitatori a sottolinearne l’imperitura popolarità, quest’area urbana non conosce sfortuna o miseria: professionisti in pausa pranzo, famiglie con bambini, turisti a caccia di curiosità locali e non, tutti si ritrovano al suo interno, a studiarne le caratteristiche, a saggiarne le potenzialità, a apprezzarne i prodotti.

Tra i suoi stretti passaggi, resi ancora più difficoltosi dalle bancarelle ordinatamente sistemate al centro, si affollano le richieste di quanti si decidano per un piatto orientale o un panino indigeno, per una fetta di torta al cioccolato o una macedonia succosa. Qualsiasi desiderio può essere esaudito, qualsiasi richiesta può essere accettata.

Leccornie e primizie si sfidano da un lato all’altro, da un angolo all’altro della corte, svicolando tra i tavolini e le sedie che ne affollano la zona centrale, immersa tra le strutture permanenti e i loro sfrigolii stimolanti, moderno crocevia di spezie e rarità, di esotismo e tradizione.

Poco importa che degli originari banchi traboccanti frutta e verdura fresca sia rimasto un solo esemplare: ciò che si cerca, qui, è l’atmosfera, è il tono, è la sensazione di trovarsi lontani miglia e miglia dal punto in cui in realtà si è.

Che si venga a inizio settimana, quando tutta la città lavora, indaffarata e spesso frenetica, o durante il fine settimana, quando ci si concede un momento per riposare e riflettere, l’impressione di osservare la vita di un suk sarà sempre la stessa.

Complici le voci, alte o basse, sottili o possenti, che si rincorrono nell’aria, riempiendola di note dalle sonorità più diverse; complici gli espositori, puntualmente preparati per attirare l’attenzione di chiunque, soprattutto dell’ospite più distratto; complici i raggi di sole che, infilandosi a fatica tra le costruzioni, ne sottolineano ulteriormente i tesori, anche qua, come ovunque a Los Angeles, sembra di vivere costantemente immersi in un sogno dai contorni slabbrati, in una fantasia di luci e suoni, in una bizzarria vibrante e reale quanto un film.

E.M., Santa Monica