mercoledì 14 novembre 2012

Notizie da Lilliput 36: Corpi al sole


La strada costiera che da Los Angeles porta a San Francisco è tappezzata di otarie.
In settembre, percorrendola senza fretta, le si può avvistare facilmente, mollemente stese al sole della California, femmine con femmine, maschi con maschi.
Alcune spiagge, solitamente calette riparate di non immediato accesso al piede umano, sono come lastricate dei loro corpi lunghi e ingombranti, capaci di nascondere, talvolta completamente, il terreno sul quale sono riversi.

Viste da lontano hanno l’aspetto di giganteschi tronchi inermi, immobili, chi sul dorso, chi sulla pancia. Indifferenti alla folla che si accalca loro intorno al di là dei robusti parapetti, con un boato improvviso si trascinano pigramente verso l’oceano, in cerca di cibo.
Una volta in acqua, tuttavia, dimentiche del progetto iniziale, possono concedersi una pausa romantica con una compagnia occasionale, corteggiandola furiosamente tra i flutti biancastri.

Gabbiani irrispettosi zampettano sul bagnasciuga, a pochi metri da quegli amanti perduti: con occhio vorace scannerizzando il circondario, a caccia di resti eventualmente trascurati dai possenti mammiferi. Incuranti degli spruzzi, delle risa e dei movimenti pesantemente sensuali loro di fianco, gettano invece sguardi fulminei alle coppie impegnate nei lieti conversari, forse gelosi, quasi a augurarsene un immediato allontanamento.

Nikon, Canon e Fuji provenienti da tutto il mondo lavorano a pieno ritmo, imprimendosi nella memoria decine e decine di immagini, di azioni, di dettagli.
I loro obiettivi avidi si spostano impazziti ovunque, nella speranza di immortalare l’impensabile, di cristallizzare l’evanescente. Fanno presa sui corrimano legnosi per sporgersi quanto più possibile verso il basso, verso la vita.
Negli attimi di pausa tra uno scatto e l’altro si strizzano le meningi, all’inseguimento di una scusa che permetta un avvicinamento, anche se minimo, all’oggetto del loro interesse. Schivano passeggini, dribblano infanti, superano vigliaccamente vecchietti saldamente ancorati ai deambulatori: hanno il fuoco negli occhi e il fulmine nelle mani.

Sulla spiaggia, intanto, lo scacchiere ha assunto un assetto differente: qualche esemplare, stanco della propria posizione, ha deciso di procedere a una sabbiatura ruspante, rotolandosi più volte su un fianco fino a ricoprirsi completamente di sabbia terrosa.
Mentre i suoi vicini, investiti dall’onda granulosa, prendono atto placidamente della propria, imprevista, impanatura giallastra senza scrollarsela di dosso, senza allontanarsi dall’amico molesto.

In alto, invece, sulle rocce a picco sul mare, l’operazione è stata avvertita con un sussulto, con un agitarsi di mani, con un mormorare di bocche: il corpo pesante, infatti, ricadendo su se stesso, ha provocato un rumore sordo simile a quello di un piccolo terremoto.

Ma ormai è fatta, lo spettacolo si è concluso: con un sospiro soddisfatto, macchine fotografiche, uomini, donne e bambini possono ritirarsi verso le proprie auto, verso la prossima spiaggia e i suoi abitanti.

E.M.