Si percorrono autostrade piacevolmente sgombre di veicoli,
ideali per favorire la concentrazione e la meditazione sul fine ultimo del
viaggio, mentre numerose insegne di case da gioco tentano il passante col loro
richiamo sulfureo, inutilmente. Qualche uccello solitario solca il cielo
abbacinante in cerca di svaghi temporanei.
Nuvole bianche si sfilacciano al di sopra dell’auto, nel garbato
tentativo di preservare lo scampagnante dalla temperatura esterna,
eccezionalmente alta per questo periodo dell’anno. Palme e onde hanno ceduto il
posto a distese di giallo brunito e di marrone terrigno, punteggiate di
costruzioni sparse e di arbusti contorti.
La tentazione di scrutare l’orizzonte alla ricerca di qualche
avvoltoio minaccioso si fa di minuto in minuto più insistente.
A distogliere da tutto ciò, ecco d’improvviso la lunga strada,
leggermente in salita, che conduce a un ingresso del parco sterminato: una
pecora delle Montagne Rocciose accoglie il visitatore, regalandogli il suo
belato più professionale.
Intorno, decine, centinaia, migliaia di alberi di Giosuè
invocano pietà o gridano vendetta, sollevando le loro molte braccia pelose
verso il sole indifferente, a tratti perfino cattivo. Dietro ogni pianta c’è
una richiesta d’aiuto, dentro ogni tronco un predicatore in cerca d’ispirazione;
ovunque, una dolente compostezza.
Impronte umane e animali si confondono sul terreno ghiaioso,
tappezzando il percorso di rimandi preistorici; altrove, lastre di roccia scura e cespugli scomposti sono talvolta macchiati di neve bianca e dura: un alito
di vento inaspettato porta nell’aria voci e suoni antichi di lingue
sconosciute, idiomi cari ai profeti e ai timorati di Dio del Vecchio Testamento.
La giornata si sta rapidamente consumando, la luce forte
dell’inizio va trasformandosi in pastoso tramonto: confortati dal paesaggio
mistico tutt’intorno, si potrebbe parcheggiare in attesa della sera, carica di mistero
e di vaghe promesse di fuochi fatui. Perché, anche se non lo si è sentito
sussurrare in giro, né lo si è trovato scritto su alcuna guida, questo parrebbe
il luogo perfetto per un accadimento simile. Al riparo della propria auto,
seminascosti da massi alti e possenti, si potrebbe trascorrere il tempo in
elettrica attesa, piacevolmente turbati dalle immagini bibliche finora raccolte.
O, più semplicemente, tornare indietro, a casa, ebbri
dell’inaspettata bellezza del deserto californiano.
E.M.
E.M.