giovedì 15 novembre 2012

Notizie da Lilliput 38: Santa Monica Folies


Il caffè alla Casa del Mar, a Santa Monica, ha il gusto delle cose antiche: dei pavimenti di marmo a riquadri bianchi e neri, delle lunghe file di perle iridescenti intorno ai colli aristocratici di donne eleganti, di melodie blues accennate da morbide voci malinconiche.

Le grandi finestre bianche, incastonate nella struttura di mattoni rossicci e di muri immacolati, incorniciano un ampio scorcio di spiaggia e di oceano, confondendo la vista tra le montagnole di sabbia e i pratici camminamenti su cui pedoni, animali e biciclette si alternano in ordine sparso.
Un varco profondo, simile all’apertura biblica del Mar Rosso, solca longitudinalmente l’arenile, terminando in una sorta di pozza d’acqua scura, ricovero di gabbiani ciarlieri e di altri uccelli marini.

Sdraiati lascivamente sulle confortevoli sedie da piscina in legno chiaro, si è tentati dall’atmosfera di sfidare la sorte giocando a sciarada, coccolati da camerieri gentili fino al parossismo, allenati a confrontarsi con umori e richieste di qualsiasi ordine e grado.

Quando la noia salottiera generata dal passatempo dovesse raggiungere il culmine insopportabile, tuttavia, si potrebbe scivolare giù dal comodo giaciglio e decidere per una tranquilla passeggiata sul bagnasciuga, in direzione della piccola scacchiera a grandezza umana stretta, poco più in là, tra panchine scarsamente frequentate e palestre all’aria aperta. In assenza di pedine con cui esercitarsi, ci si potrebbe sgranchire gli arti e la fantasia inscenando un dramma a tinte fosche sulle sue case, accaparrandosi velocemente i ruoli più ambiti: re e regine, cavalli e alfieri.

E quando anche questo divertimento dovesse rivelarsi stucchevole, ci si potrebbe spingere ancora più in là, accennando qualche passo di charleston e di fox-trot, all’indirizzo della grande ruota panoramica a picco sul mare, sul molo oscurato dal gigantesco Hippodrome.

Qua sopra, un venditore ambulante di hot dog perde soldi e salute interrogando una cartomante dall’espressione furba e dall’occhio veloce, mentre un gruppetto di ragazzini, pantaloncini corti e berretto di traverso sulla testa, gli alleggerisce il banchetto del profumato ripieno. 
L’improvviso avvistamento di una pinna sospetta, che si muove con circospezione all’orizzonte, ristabilisce in poco tempo il consueto ordine delle cose.

Due ragazze vestite alla moda si sporgono dal parapetto, indicando un punto impreciso sulla spiaggia sottostante: tra lacrime e finti svenimenti, giurano d’aver visto saettare tra le dune Douglas Fairbanks, solo e apparentemente abbattuto, che adesso farebbero di tutto per consolare. Dopo un generoso bicchiere di bourbon, s’intende.

Ma l’eccitazione si spegne presto, appannata dal pianto disperato di un bambino che pretende un ultimo giro sull’antica giostra a cavalli. Alcuni passanti, intanto, gli si sono fatti curiosamente intorno: sono uomini e donne dall’aspetto rilassato e sicuro di sé che, prima della cena formale alla quale prenderanno parte più tardi, hanno pensato di brindare alla generosità del proprio ospite con una bottiglia di gin dal sapore europeo nell’attesa che, tenera, scenda la notte.

E.M.