Santa Claus avrà una piacevole sorpresa, arrivando
quest’anno a New York. Il
tempo, infatti, è particolarmente mite, e da diversi giorni non si contano più
gocce d’acqua o fiocchi di neve, per terra, nelle piazze o sui tetti delle case.
A guardarsi attentamente intorno, anzi, si può perfino scorgere qualche
fioritura inaspettata o qualche anatra di Central Park indecisa se prendere o
meno il volo.
Molti, e non necessariamente podisti in
divisa, si godono il sole esibendo magliette leggere, infradito o pantaloncini
corti: a gruppi, a coppie o in solitario riempiono gli angoli delle strade di
un cinguettare compiaciuto all’indirizzo del cielo, delle nuvole, della luce.
Ovunque brulicano braccia scoperte, gambe senza calze, pance scivolate via dai
propri, troppo caldi, nascondigli: tutti, nessuno escluso, hanno intenzione di
approfittare di questa “estate indiana” fuori stagione, di questa improvvisa
libertà.
L’atmosfera è carica di aspettative, più che
per le feste imminenti, per le promesse che una simile condizione meteorologica
pare annunciare. I cani al guinzaglio sembrano più reattivi, i bambini sembrano
più vivaci, gli adulti sembrano più condiscendenti: e uno scampanio lontano
sembra suggellare tutto questo.
Perfino i palazzi e le grandi arterie urbane
risentono del clima bizzarro: le caratteristiche illuminazioni rosse e verdi
non sono ancora troppo diffuse, quasi si vergognassero di lavorare in assenza di
freddo; mentre le insegne, le decorazioni e i richiami ossessivi al Natale, per il
momento, non hanno trovato posto nelle giornate frenetiche degli abitanti di Manhattan.
Passeggiare in centro, a seconda del tragitto
scelto, può rivelarsi abbastanza deludente: a parte alcune vetrine addobbate
più o meno raffinatamente, infatti, si individuano molti occhi spenti affianco
agli ingressi tintinnanti dei diversi negozi. Bisogna spingersi più a sud,
verso Times Square, per
incrociare alberi luccicanti e renne dal naso color ciliegia.
Entrare nei centri commerciali, tuttavia,
regala carole a profusione: cantanti di qualsiasi età, razza, religione
accolgono il cliente sbraitando, sussurrando o gorgheggiando, dai vari
altoparlanti, le note e i versi conosciuti; mentre dai banchi di ogni
supermercato dolci a forma di stella, di abete o di angelo sciolgono, con le loro glassature invitanti e i loro profumi irresistibili, anche gli stomaci più
coriacei.
Ma la vera eccezione è rappresentata dai
marciapiedi dell’East Side,
trasformatisi, per l’occasione, in viali di abeti piccoli, grandi,
grandissimi, in vendita a prezzi equilibrati: seminascosti da tende o
da altri ripari di fortuna, giovani e meno giovani commercianti, le mani
avviluppate intorno all’immancabile bicchiere di caffè scuro, irretiscono il
possibile acquirente con sorrisi generosi e frasi amichevoli.
Santa Claus, intanto, le maniche della veste arrotolate per il caldo, osserva ogni dettaglio
e si prepara per la Grande Notte, quella in cui decreterà chi sia stato buono,
cattivo o chissà.
E.M., New York
E.M., New York