lunedì 11 febbraio 2013

Notizie da Lilliput 73: Ri-prendere granchi


Ci sono storie che meritano di essere raccontate. Una, due, cento volte. E sono le più belle. Sono quelle che accadono, semplicemente, e che, buone buone, si mettono da parte, in attesa di essere scoperte, riscoperte e divulgate.

Una di queste è la storia degli amanti dei granchi che, fedeli alla rigida tradizione, si sono ritrovati anche quest’anno, il 3 febbraio, a San Francisco. E siccome capita che anche la fortuna, ogni tanto, bussi alla porta, la data concordata con mesi di anticipo è coincisa con un altro appuntamento fondamentale, il Super Bowl, la finale del campionato di football americano, giocata dalla squadra locale, i 49ers, contro i Ravens di Baltimora.

Che la serata non avrebbe seguito l’andamento consolidato è stato chiaro fin dall’inizio, fin da quando i partecipanti sono arrivati, alla spicciolata, carichi di cibo, di bevande, di buoni propositi e di fiducia nei propri beniamini giallorossi.

Le stanze dell’accogliente casa vittoriana di Noe Valley, teatro dell’atteso incontro, si sono presto riempite di profumi e di colori, di risate di bambini e di pianti di neonati, di miagolii discreti e di incitazioni possenti all’indirizzo del televisore, immancabilmente sintonizzato sul canale ospite dell’evento sportivo.

La cucina spaziosa, traboccante di stuzzichini e di bottiglie di birra e di vino, si è arricchita della vista, inebriante, di teglie e teglie rigurgitanti carapaci dall’aspetto robusto e appetitoso, del gusto inconfondibile del guacamole nel quale, di lì a poco, sarebbero affondate patatine e mani, delle parole e delle voci degli amici, vecchi e nuovi, dei visi, giovani e meno giovani, dell’eccitazione, uguale per tutti e diversa per ognuno.

Il giardino, collegato al resto dell’abitazione da una scaletta a chioccola — ricovero segreto di fate e gnomi — culminante in un delizioso balconcino, osserva e protegge, con la presenza rassicurante degli alberi, alti e dritti, e con la presenza accogliente dei cespugli bassi e rigogliosi; mentre gli uomini e gli animali, oltre le vetrate, si agitano e si confidano, senza sospettare di nulla.

Le diverse età della vita, rappresentate dai convenuti, circa una quindicina, affrontano le domande e le risposte fluttuanti nell’aria con piglio diverso, a tratti mutevole; e compostezza, brio, curiosità e insoddisfazione ne sono le chiavi di lettura principali. Ognuno si interroga e interroga, si chiede e chiede, si critica e critica, senza interruzioni, senza rilassamenti.

Sullo schermo, intanto, a intervalli trascurato a vantaggio dell’abbondante libagione, si susseguono altre domande e altre risposte, ma mai, purtroppo, quelle ricercate prepotentemente dagli spettatori.
E così, nel lungo pomeriggio diventato improvvisamente notte, gli animi si sono riscaldati, le bocche si sono spalancate, le ugole hanno gridato mentre le speranze, a un certo punto, hanno dovuto cedere all’amarezza e all’incredulità.

E.M., Santa Monica