
C’è stato un periodo,
molti e molti anni fa, in cui i senzatetto francesi cercavano di porre fine a
una vita di miserie e privazioni lanciandosi nella scura e fredda Senna.
Miracolosamente
salvati, ricambiavano i propri benefattori scombussolandone la vita privata,
circuendone le donne di casa e alterando irrimediabilmente tutti gli equilibri
faticosamente conquistati.
Dall’altra parte del
mondo, nel Nuovo Mondo, c’era invece
chi decideva di smettere gli abiti borghesi faticosamente raggiunti per vestire
quelli, più comodi ma più laceri, di un tenero vagabondo puntualmente coinvolto
in avventure senza tempo e senza luogo, riconoscibili in ogni tempo e in ogni
luogo.
Riconoscibili agli
angoli di molte strade, a Santa Monica
come nel resto del paese, infatti, i senzatetto americani vivono la sorte
comune ai senzatetto di qualsiasi nazione, divisa tra mense per poveri e magra
beneficienza, abiti consunti e scarpe sfondate, carrelli carichi di miseri
averi e coperte lacere nelle quali avvolgersi in cerca di un po’ di calore.
Le panchine dei
parchi e dei prati urbani, così come i camminamenti pedonali a ridosso della
spiaggia, rivelano talvolta la presenza discreta di un qualche loro
rappresentante, generalmente innocuo e disinteressato agli accadimenti del
mondo circostante. Che, di conseguenza, lo ripaga grato, senza scandali né
recriminazioni, senza turbamenti né invettive, preoccupato, forse, di un
eventuale gesto impulsivo.
Bianchi e neri,
uomini e donne, giovani e vecchi, di quando in quando tentano la sorte,
accasciandosi contro il muro di un negozio e allungando una mano malandata
verso i passanti frettolosi che, qui come altrove, qui come ovunque,
scelgono invece di guardare dritto, di non vedere, le dita rigorosamente strette
intorno al portafogli o alla borsetta.
Capaci di
un’insospettabile dignità, tuttavia, questi senzatetto preferiscono indulgere
altrimenti, camminando lungo strade trafficate verso il loro abituale ricovero,
non troppo distante dal centro cittadino.
Qua, tra capannoni
industriali e depositi di automezzi a pochi passi dai negozi di
grido e dalle zone residenziali di pregio, si riuniscono in capannelli, a
raccontarsi storie, piccole o grandi, a ricordare sogni, piccoli o grandi, a
confrontare disperazioni, piccole o grandi, felicemente ignari della forza
evocativa e del potenziale narrativo delle loro parole, delle loro frasi.
E.M., Santa Monica