domenica 24 marzo 2013

Notizie da Lilliput 98: Foggy Weather


A Santa Monica esistono due tipi diversi di nebbia.
La prima è la nebbia che sale dall’oceano e nasconde l’acqua, la sabbia e le montagne tutt’intorno. È la nebbia che copre l’orizzonte fino a trasformarlo in suggestione dagli accenti sfumati, in ipotesi narrativa dai contorni sfuggenti.

È la nebbia romantica, è la nebbia dei sognatori. È la nebbia che aleggia sulle onde, sulla loro schiuma, quella che le accarezza dolcemente, avvolgendole d’ovatta.
È la nebbia più comune, che spesso si dirada talmente da trasformarsi in velo sottile, in garza trasparente.

È la nebbia che fatica a farsi prendere sul serio, è la nebbia leggera, impalpabile, amichevole. È la nebbia che non tradisce, non spaventa, non modifica. È la nebbia dalla quale si vorrebbe ricevere un abbraccio, un buffetto, una pacca sulle spalle.

Altre volte, invece, capita che la città intera venga inghiottita da un manto fitto, formatosi inspiegabilmente e altrettanto inspiegabilmente insinuatosi per le vie, per i vicoli e per le piazze senza preavviso e senza clamore. Da un minuto all’altro, da un secondo all’altro, la vista si offusca, i sensi si acuiscono e il mondo come lo si conosceva fino a un attimo prima sparisce per sempre.

E così, in questa atmosfera straniante, le immagini e i suoni negli occhi e nelle orecchie dei passanti e dei viaggiatori diventano altri, trasformandosi in altre immagini e in altri suoni dalla provenienza incerta, dalla natura enigmatica.

Camminare in un simile paesaggio urbano assume perciò i tratti, inconfondibili, dell’avventura, della scoperta, dell’indagine relativa a misteri di cui poco si conosce e di cui molto più si vorrebbe sapere.

Sull’asfalto, allora, i passi si attutiscono mentre il cuore inizia a battere più veloce, rispolverando antiche paure e vecchie fobie nel tentativo, ambivalente, di esplorare i propri limiti infondendosi, al tempo stesso, un po’ di coraggio.

Tutt’intorno, intanto, la nebbia ha continuato a salire, inesorabile. Le case e gli alberi, prima perfettamente visibili nella distanza, hanno ora i contorni indefiniti dei sogni dimenticati, delle storie lasciate a metà.

Oltre il bianco sporco che ricopre ogni cosa, arrivano, smorzate, le grida dei corvi e degli altri uccelli dalle molte voci che cercano di orientarsi nella lanugine circostante: il loro canto stridulo, ossessivo quanto una richiesta di aiuto, rimanda indietro nel tempo e nello spazio, suggerendo panorami ancestrali di uomini e di animali dai movimenti esitanti a caccia di luce e di quiete.

Dall’interno delle case e dai fanali delle macchine arrivano bagliori sinistri, lampi sospetti.
La nebbia, infida, è riuscita nel proprio intento, alterando i lineamenti noti, i dettagli familiari in elementi sconosciuti, in figure allarmanti.

La nebbia, sola, potrà ristabilire le giuste dimensioni, potrà rendere giustizia agli offesi disperdendosi segretamente, sfilacciandosi inspiegabilmente.

E.M., Santa Monica