sabato 17 novembre 2012

Notizie da Lilliput 40: Prendere granchi


Nei dintorni di San Francisco c’è un gruppo di amici che si riunisce anno dopo anno, decade dopo decade, a fare la festa ai granchi.
Nel corso del tempo, le facce sono cambiate: se ne sono aggiunte di nuove, facce di giovani e giovanissimi, altre si sono perse; i capelli si sono diradati, i compagni di vita hanno cambiato a volte fisionomia, a volte nome e età; qualcuno si è presentato con i propri figli, magari perfino con i figli dei propri figli, ma lo spirito goliardico degli inizi non si è mai disperso.

In un passato non troppo remoto una, due, tre coppie di prossimi gaudenti si sono dapprima confrontate sulla possibile riuscita di un evento celebrativo del succulento crostaceo, studiando accurate strategie, procedendo a meticolose ricerche sul campo, sottoponendosi a sperimentazioni certosine.
Primo passo verso il successo, quattro di loro sono saltati sull’auto più in forma tra quelle disponibili, alla volta di Baltimora, città proteiforme e evocativa, meta obbligata per tutti gli amanti della fauna e della flora marine.

Uno sguardo fugace alla baia, la bellissima Chesapeake Bay, le cui delizie nascoste sono senza dubbio più accattivanti della sua, seppur affascinante, composizione orografica; un tuffo nell’acquario a ridosso del porto, a sognare di trasformarne ogni singolo ospite in pietanza prelibata; un prolungato e attento esame della cucina locale, principalmente a base di granchio.

La polpa e le chele ancora in bocca e nel cuore, gli emissari hanno fatto presto rotta verso casa, con la mente ricolma di proposte e suggestioni e lo spirito zeppo di trasporto e sentimento per il simpatico animaletto.
Durante il viaggio molto si è discusso, dibattuto e perfino litigato sulle qualità organolettiche del cibo religiosamente assaporato, prima di giungere a un vago compromesso.
Ci si è vicendevolmente accusati di piaggeria verso il crostaceo o di vivido astio nei suoi confronti, fomentato dal ricordo di certe stragi operate ai suoi danni da violenti, seppure celebri, personaggi letterari; ci si è insultati e poi riappacificati; in qualche caso, a metà tragitto, si è addirittura temuto e tremato per l’amicizia stessa che, tuttavia, ha potuto più di qualsiasi diversità ideologica.

Ricongiuntisi quindi con i due rimasti a casa a tessere le trame di futuri, ipotetici simposi, si è parlato tutti insieme, in una allegra confusione di voci, per poi abbozzare le linee guida del primo, elettrizzante banchetto. Si sono dunque lucidati gli argenti, inamidate le tende, fatti arieggiare stanze e corridoi, in vista del grande giorno, del momento fatidico.
Si è pazientemente atteso il periodo propizio per la pesca del granchio in un clima di digiuno monastico e in un caos variopinto di ricette e ricettari provenienti da tutto il mondo, disseminati tra tovaglie e tovaglioli di lino, cotone e carta e dischi country e blues scrupolosamente selezionati per l’Avvento del Carapace e delle sue promesse.

A celebrazione avvenuta, infine, con le pance, gli occhi e i nasi rigonfi di aromi e sapori, si è tirato un sospiro di sollievo per le tensioni ormai allentatesi, si è riso delle incomprensioni passate e, tra abbracci affettuosi, ci si è scambiati a mezza voce le aspettative e le speranze per la riunione successiva.

E.M.