domenica 18 novembre 2012

Notizie da Lilliput 41: Prendi i soldi e scappa


Casinò e alberghi, a Atlantic City, sembrano tutti uguali. Tutti luccicanti, invitanti, promettenti; di fuori e di dentro.
Allineati lungo (o a ridosso) del Boardwalk, insinuano i loro tentacoli in ogni direzione, a caccia di clienti, ospiti o semplici visitatori incuriositi dalle tante storie che si raccontano sulle vincite straordinarie o sulle straordinarie capitolazioni di fronte alle loro slot machine, ai loro tavoli verdi perfettamente spolverati.

Alti e imponenti, all’interno propongono una selezionata scelta di articoli in vendita, generalmente in boutique di lusso, le cui commesse, pronte a catturare con voci suadenti e maniere cerimoniose chiunque faccia capolino sulla soglia, vestono sobriamente di scuro, limitando allo stretto necessario l’ostentazione di gioielli e accessori.

Nei labirintici corridoi, percorsi quotidianamente da truppe di cameriere agguerrite e sbrigative, occhieggiano porte intonate ai colori delle pareti, che si aprono su camere spaziose, zeppe di letti matrimoniali confortevoli e comode poltrone sulle quali sedersi a ripassare le diverse strategie di gioco da proporre, dopo cena, al croupier di turno, il prossimo “migliore amico” da ingraziarsi per una sera, un giorno, una settimana.

Nelle cucine, squadriglie di cuochi, aiuti e sguatteri si producono in intingoli e manicaretti capaci di sciogliere anche gli stomaci più duri, affettando, spadellando, decorando, sbollentando fino al momento di presentare le proprie, invitanti, creazioni a file pazienti e interminabili di fedeli avventori, in pausa forzata tra una partita e l’altra.

Oltre il tintinnio di stoviglie e il cicaleccio di voci concitate nell’ampia sala da pranzo, si stende, uniforme, il suono delle tante sorti riunite intorno ai dadi, alle carte, alle leve cui affidare di volta in volta nevrosi, risparmi, speranze. Poche parole, qualche rito scaramantico e molte imprecazioni, di solito biascicate, fanno da colonna sonora all’azzardo, al tentativo di inscatolare il fato.
Di quando in quando, da gole e pance di giocatori appena sfiorati dalla fortuna, si levano gridolini timidi o ululati compiaciuti, mentre occhi e orecchie invidiosi seguono da lontano, con finto distacco.

Uomini e donne con le fiches nel cuore si muovono, quasi in trance, di postazione in postazione, chi accelerando il passo verso il supplizio successivo, chi rallentandolo al massimo nel tentativo di assaporare ogni singolo secondo di questa piacevole agonia.

Fuori, intanto, le luci della città che sa vivere anche senza i suoi ritrovi di biscazzieri incalliti, si accendono, si spengono e si accendono di nuovo sui tanti quartieri sordi alle aspettative di certi turisti interessati solo al denaro e sulla lunghissima passeggiata di assi di legno che forse, talvolta, ospita i fantasmi dei gangster di tanto tempo fa, curiosi del destino toccato a queste case, questa gente, questi luoghi.

E.M.