Un viale maestoso,
protetto da una guardiola occupata da un custode gentile e servizievole,
conduce al suo interno, comodamente sdraiato sulle colline di Hollywood e
privo, tuttavia, delle onnipresenti lapidi.
A ben guardare, anzi,
questo sembra un parco come tutti gli altri, verde come tutti gli altri, ben
tenuto come tutti gli altri, ridente come tutti gli altri.
Eppure, i suoi
visitatori, forse perché è lunedì, benché sia un lunedì, come spesso capita in
California, caldo e assolato, sono molto pochi e ben nascosti. A registrarne la
presenza, infatti, sono solo i mezzi di trasporto, parcheggiati con cura lungo
i lati della corsia di marcia, in paziente attesa del ritorno dei legittimi
proprietari ora dispersi, chi a chiacchierare col caro estinto, chi a sgranchirsi
le gambe.
Alcuni di loro, la
maggior parte, parlano idiomi stranieri e, per quanto al volante di automobili
locali, cercano di nascondere al meglio la propria identità di turisti e le macchine
fotografiche, consapevoli del divieto di immortalare le bellezze naturali (e
non solo), vigente al di qua delle mura di cinta.
La vegetazione, a
tratti fitta, ricorda quella tipica delle alture sulle quali trascorrere
piacevolmente il tempo, passeggiando e osservando: di qua un falco, di là uno
scoiattolo, a destra un corvo, a sinistra una lepre.
I simulacri di alcuni
grandi della patria, tra cui un pensieroso Abraham Lincoln, in silenzio
sorvegliano e proteggono: la quiete dei residenti, la compostezza dei
congiunti, l’accuratezza dei riti.
Sul terreno, intanto,
tra i filini d’erba tenera appena mossi dalla brezza che soffia costante, si
intravedono finalmente semplici lastre di pietra grezza, che portano incisi i
nomi dei defunti: ideogrammi cinesi, grafie arabe, cognomi provenienti da ogni
parte del mondo si alternano in un girotondo muto e rispettoso.
La tristezza e la
solennità così caratteristiche di questi luoghi qua non trovano spazio,
rimpiazzate dalla semplicità e dall’eleganza delle lapidi e dall’allegria delle
girandole, delle candeline colorate, degli animaletti di pezza disseminati per
i poggi.
Da qualche parte, al
riparo da occhi curiosi, dormono intanto attori e registi, produttori e premi
Nobel, sul cui riposo vegliano, oltre alle statue, le chiese e gli edifici circostanti,
ispirati ai principi fondativi della nazione americana.
Poco oltre, una
panchina in ferro invita a un momento di pausa, a un attimo di relax: con un
panino in una mano e una bibita nell’altra, adesso si potrebbe forse mangiare e
brindare in onore dei discreti padroni di casa, invisibili anfitrioni.
E.M., Santa Monica