domenica 17 marzo 2013

Notizie da Lilliput 94: Il paradiso (non) può attendere


In una qualsiasi mattina di sole, quando il tepore primaverile inizia a solleticare le narici e a far starnutire anche i fisici più coriacei, si può cedere al fascino evocativo delle pietre tombali e far visita al cimitero di Forest Lawn, a Los Angeles.

Un viale maestoso, protetto da una guardiola occupata da un custode gentile e servizievole, conduce al suo interno, comodamente sdraiato sulle colline di Hollywood e privo, tuttavia, delle onnipresenti lapidi.
A ben guardare, anzi, questo sembra un parco come tutti gli altri, verde come tutti gli altri, ben tenuto come tutti gli altri, ridente come tutti gli altri.

Eppure, i suoi visitatori, forse perché è lunedì, benché sia un lunedì, come spesso capita in California, caldo e assolato, sono molto pochi e ben nascosti. A registrarne la presenza, infatti, sono solo i mezzi di trasporto, parcheggiati con cura lungo i lati della corsia di marcia, in paziente attesa del ritorno dei legittimi proprietari ora dispersi, chi a chiacchierare col caro estinto, chi a sgranchirsi le gambe.

Alcuni di loro, la maggior parte, parlano idiomi stranieri e, per quanto al volante di automobili locali, cercano di nascondere al meglio la propria identità di turisti e le macchine fotografiche, consapevoli del divieto di immortalare le bellezze naturali (e non solo), vigente al di qua delle mura di cinta.

La vegetazione, a tratti fitta, ricorda quella tipica delle alture sulle quali trascorrere piacevolmente il tempo, passeggiando e osservando: di qua un falco, di là uno scoiattolo, a destra un corvo, a sinistra una lepre.

I simulacri di alcuni grandi della patria, tra cui un pensieroso Abraham Lincoln, in silenzio sorvegliano e proteggono: la quiete dei residenti, la compostezza dei congiunti, l’accuratezza dei riti.

Sul terreno, intanto, tra i filini d’erba tenera appena mossi dalla brezza che soffia costante, si intravedono finalmente semplici lastre di pietra grezza, che portano incisi i nomi dei defunti: ideogrammi cinesi, grafie arabe, cognomi provenienti da ogni parte del  mondo si alternano in un girotondo muto e rispettoso.

La tristezza e la solennità così caratteristiche di questi luoghi qua non trovano spazio, rimpiazzate dalla semplicità e dall’eleganza delle lapidi e dall’allegria delle girandole, delle candeline colorate, degli animaletti di pezza disseminati per i poggi.

Da qualche parte, al riparo da occhi curiosi, dormono intanto attori e registi, produttori e premi Nobel, sul cui riposo vegliano, oltre alle statue, le chiese e gli edifici circostanti, ispirati ai principi fondativi della nazione americana.  

Poco oltre, una panchina in ferro invita a un momento di pausa, a un attimo di relax: con un panino in una mano e una bibita nell’altra, adesso si potrebbe forse mangiare e brindare in onore dei discreti padroni di casa, invisibili anfitrioni.

E.M., Santa Monica