venerdì 12 luglio 2013

Notizie da Lilliput 120: Primo viene il corvo

La mattina, i corvi di Santa Monica si radunano nei giardini e sull'asfalto tra Idaho Avenue e Montana Avenue. In coppia, svolazzano da un ramo all’altro, affrettandosi a occupare i posti ancora liberi, in attesa di iniziare la riunione quotidiana.

Se ci si alza intorno alle sette, tuttavia, quando l’aria è ancora silenziosa, dalle finestre si può osservare unicamente il sonno levarsi dalle case degli altri e disperdersi leggero tra le nuvole basse e grigie, che il mese di luglio ancora regala a chi abita in città.

Gli uccelli, infatti, arrivano all’improvviso, un’ora più tardi, a distrarre da qualsiasi attività si stia compiendo, a pretendere attenzione, a sconvolgere l’incedere fino a quel momento ordinato e monotono del tempo.

Il loro richiamo, petulante e stridente insieme, si intrufola in ogni fessura, si infila in ogni anfratto, a riempire gli spazi, a rimbalzare sulle pareti, in cerca di orecchie capaci di coglierne la nota dolente, in cerca di cuori capaci di guarirla il prima possibile.

Seri e precisi, disegnano linee pulite nel cielo plumbeo, di quando in quando indirizzando il proprio sguardo sufficiente all’umanità che vive loro di sotto, senza occuparsene troppo attentamente.

Certi giorni, però, sembrano dotati di una vivacità eccessiva, proveniente da chissà dove, che li anima e li agita ferocemente, spingendoli a volute sempre più ricercate, costringendoli a giri sempre più arditi, che segnano intimamente il fondale su cui sono tracciati.

È allora che, sconvolti da pulsioni segrete, si lanciano in picchiata contro i vetri delle case, passando loro rasenti e annunciando la propria venuta con un frullare di ali e con un vociare convulso, che sembra cercare solamente comprensione e conforto. 

Fortunatamente, questi lampi passeggeri, questi bisogni momentanei di comunione spirituale con altri esseri viventi, puntualmente ignorati dal resto del mondo — come celebri film farebbero pensare — passano in fretta, senza lasciare traccia nella mente e nel corpo dei corvi che, pochi istanti più tardi, hanno già ripreso il proprio posto su qualche albero intorno.

Cullati dal vento e dalle sue mille note, riallacciano così i molti fili interrotti, ritornano così sui tanti discorsi lasciati in sospeso, discutendo e accalorandosi, distendendosi e ridendo, delle proprie ristrettezze e delle altrui incomprensioni, zampettando infine solidali, ora a destra, ora a sinistra.


Trascorse in tal modo le prime ore di luce, verso le dieci gli uccelli riprendono solitamente il proprio viaggiare, dileguandosi in un soffio, nello stesso modo in cui sono arrivati, in attesa di un nuovo giorno di cui godere e di una nuova canzone di cui gioire.

E.M., Santa Monica