La luna porta con sé, da
sempre, suggestioni diverse da quelle magnificate dal sole.
Dall’alto del cielo nero governa spiriti indomiti e animi accesi, protegge
pulsioni proibite e passioni nascoste, risveglia ricordi perduti e sentimenti
assopiti. Trasforma e abbellisce, sfuma e rappacifica, consente e conturba.
Sotto di lei, sulla terra, uomini,
animali e cose imparano a rispettarla e corteggiarla, amarla e venerarla. Nel
suo nome si è pronti a compiere qualsiasi azione, si è inclini a rivedere
qualsiasi credenza, si è disposti a produrre qualsiasi assunto.
A volte, poi, capita che
nella sua luce si materializzino all’improvviso immagini a lungo dimenticate, figure
care del passato, volti un tempo consueti e familiari. Che, chiudendo gli occhi
e restando nel silenzio più assoluto, si può avere la fortuna di vedere e di
sentire o, molto raramente, di raggiungere e sfiorare.
Confusi nel pulviscolo che
colora l’aria notturna di tonalità spettrali, si ritrovano a chiacchierare
amichevolmente questi fantasmi venuti da lontano al seguito di sogni e desideri
inconfessabili, capaci di esprimersi solo a tarda ora, con la complicità del
buio e dei suoi misteri.
Tra di loro, a popolare gli
spazi vuoti lungo Montana Avenue, si riconoscono attori e registi, musicisti e
scrittori, mecenati e finanzieri, dai nomi illustri e dalle vite intense. Arrivano
alla spicciolata, uno tenendosi in disparte a osservare le dinamiche
di gruppo, un altro salutando i presenti con trasporto; uno stringendo al petto un
nuovo romanzo, un altro ripassando mentalmente i passaggi più difficili di una nuova
canzone.
I tratti distesi di chi ormai
non ha più niente da temere o per cui agitarsi, discutono animatamente tra di loro, ricorrendo a lingue e a dialetti sconosciuti al mondo del
giorno. Vocali e consonanti si susseguono a ritmo forsennato, incontrandosi e
scontrandosi, addolcendosi e inasprendosi, ognuna
con il proprio carico di sospensione e di sensualità.
Di quando in quando, una nota
si leva troppo alta nel cielo scuro: i convenuti, allora, ammutoliscono e
trattengono il respiro. Serrando le bocche, spalancando gli occhi, arginando i pensieri stanno in attesa, di un qualche pericolo, di un qualche allarme.
Rassicurati dalla calma maestosa che li circonda, tuttavia, presto riprendono a
parlare cercando di controllarsi, inutilmente.
La brezza che non smette mai
di soffiare dall’oceano solleva lembi di tessuti variopinti, combinati secondo
le mode più varie: minigonne e marsine, tight e gilet, tuniche e camicie iniziano
a danzare in cerchio, rincorrendosi all’infinito a ogni angolo di strada.
Esauriti gli argomenti di
conversazione, i partecipanti alla festa si stiracchiano le braccia, apostrofandosi con epiteti spiritosi; la luna, intanto, ha smesso di brillare e si
prepara per andare a dormire.
Nella quiete che presto si
farà fermento vitale, gli spettri si salutano una volta di più stringendosi la mano, abbracciandosi
con trasporto. E mentre i primi raggi di sole colorano gli alberi e le piante,
i tetti e i portoni, si allontanano velocemente, in direzione dei propri
rifugi, delle proprie memorie.
E.M., Santa Monica
