Idaho Avenue, a Santa Monica,
è una strada tranquilla, fatta di piccoli condomini dalle facciate serene e di
villette monofamiliari dai tratti lindi e rassicuranti.
I rari mezzi che la
percorrono — qualche veicolo della polizia, un furgoncino postale, una manciata
di SUV e di berline — sembrano scivolare sull’asfalto delicatamente, in punta
di ruote, per non turbare l’atmosfera quieta che la circonfonde tutta.
Di quando in quando una mamma
col passeggino, un anziano col cane o dei giovani in bicicletta scuotono la sua
aria, altrimenti immobile.
Perché perfino i corvi, che,
qui come ovunque, solcano il cielo, appollaiandosi sui fili della corrente o
sui rami più alti degli alberi, riservano al quartiere un trattamento
particolare, limitando il proprio gracchiare a pochi, acuti strilli, per poi
ripiombare in un silenzio carico di mistero.
Né gli scoiattoli, del resto,
sono da meno. Seguendo imperscrutabili regole di galateo, diverse e talvolta
opposte a quelle vigenti in altre zone della città, preferiscono non mischiarsi
al passante, svicolando tra le aiuole, guadagnando i cornicioni, volando da un
traliccio all’altro.
Il prezioso equilibrio di
uomo e natura, di cielo e terra, si rinnova così giorno dopo giorno, celebrando
la vita e le sue infinite sfumature.
Un elemento, in particolare,
pare nascondere il segreto di quel delicato bilanciamento di pieni e di vuoti,
di soli e di lune, di presenze e di assenze.
È il marciapiede antistante
un gruppo di abitazioni basse, dalle quali è possibile scorgere o percepire, a
qualsiasi ora, un inesauribile flusso di vitalità e di coscienza,
caratterizzato da voci infantili e puntellato di suoni melodiosi.
La mattina soprattutto, mani
non ancora abituate a reggere troppo a lungo una penna, o una matita, tracciano
sul grigio omogeneo del cemento segni gioiosi, lodi istantanee alla bellezza e
alla varietà dell’universo: cuori sbilenchi, stelle zoppe, firme incerte
istoriano il percorso obbligato del pedone occasionale che, sorridendo, ammira
la semplicità e l’audacia insite in quei disegni primitivi.
Nel pomeriggio, invece, la
scena è dominata da un menestrello non più giovanissimo, alle prese con
virtuosismi musicali e complesse partiture per chitarra.
Una vecchia panca da
giardino, legno scuro e ferro battuto dagli eleganti disegni, sorregge i suoi
sforzi, mentre una palma e un paio di cespugli in fiore si fanno nicchia
improvvisata in cui creare.
Le note leggere, intanto, si
disperdono in un soffio invisibile sopra la sua testa, diventando nuvole e
pioggia, fumo e essenza, e ridiscendendo, ormai trasfigurate, sui tetti e sui
comignoli, sulle terrazze e sui giardini.
E.M., Santa Monica

