Vincendo la noia di un giovedì mattina piovoso, mi accoccolo sulla poltrona marrone, l’unico arredo a grandezza d’uomo presente nell’altrimenti microscopico appartamento.
Cosa, quest’ultima, che perfino il più scettico di voi potrà facilmente verificare osservando le dimensioni minime del termosifone che le si sdilinquisce timidamente di fianco.
Alla faccia di chi si ostina a pensare all’America come il Paese delle vastità illimitate e delle grandezze senza misura...
Del resto, a pensarci bene, è proprio con squilibri e distonie che giocherà la rubrica di oggi. Per la precisione, con squilibri e distonie riscontrabili nelle classifiche di gradimento letterario pubblicate, ancora una volta, dall’immancabile New York Times Book Review.
Il mio solo legame con l’editoria è rappresentato dal piacere con cui leggo, da sempre. Doverosa premessa, questa, per le considerazioni seguenti.
Dopo aver accettato la sfida lanciata da Eggers (cfr. Notizie da Lilliput/1) relativa all’America al tempo della globalizzazione, mi aspettavo, forse ingenuamente, che altri, tanti, come me, l’avessero raccolta. Capirete quindi la delusione, nel constatare che il suo nome non compare in alcuna delle 16 posizioni dedicate ai romanzi dalla “copertina dura” (sic), né, tanto meno, in alcuna delle 25 immolate alla causa dell’e-book.
Nel passare in rassegna i titoli presenti su entrambe, a dirla tutta, vengo piuttosto assalita ‑ tintinnano qui squilibri e distonie ‑ da un sentimento simile allo sconforto: ma come? un Paese che ha regalato, e regala, al mondo intero scrittori di indiscusso valore non riesce a strizzarne neanche uno tra le novità editoriali della portata di Fifty Shades of Grey (Cinquanta sfumature di grigio, nda), di E.L. James, con la sua immancabile zavorra tripartita, o The Litigators (Gli avvocati, nda) di John Grisham?
Non che abbia niente contro i testi appena citati che, al contrario, possono anche regalare qualche ora di svago piacevole, ma poi? quando la copertina si richiude sopra l’ultima pagina, che ricordo lasciano? meglio ancora: lo lasciano, un ricordo?
Magari sono solo deliri da meteoropatica (qui diluvia, in questo preciso istante), ma non mi sembra comunque ci sia molto di cui rallegrarsi. Come in Italia, del resto...
Ciò che mi lascia più perplessa, però, è la totale assenza di titoli accattivanti nella seconda classifica: certo, senza l’editoria digitale molti sconosciuti non potrebbero emergere, e questo mi sta bene; benissimo, anzi. Ma lasciare il giusto margine agli altrimenti invisibili non dovrebbe precludere la possibilità a tutti i titoli d’essere acquistati, scaricati e assorbiti, no? Possibile che le grandi case editrici ancora non abbiano colto i segnali? La libertà (di domanda, di offerta) dovrebbe avere anche qualche regola, o no?
Con un simile pensiero in testa, pianifico la mia prossima mossa: una chiacchierata informale con qualcuno che di dispositivi di lettura digitale (e-reader) sa più di me e potrà, forse, dare risposta ai piccoli interrogativi finora posti.
E.M., New York City
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