Sopra l’oceano di Santa Monica corre una lunghissima
passeggiata, Pacific Palisades,
decorata di verde e di palme, di cani e di piccioni, di adulti e di bambini.
Occupa una generosa
porzione di suolo urbano, una delle più ambite, in città: gli alberghi storici
più prestigiosi si affacciano su di essa, così come il molo turistico che, con
la ruota panoramica e il carosello antico, si vanta ogni giorno della propria
fortuna.
Sulle sue panchine ci
si siede a riposare o a mangiare, a leggere o a sognare a occhi aperti.
Sul suo prato curato
ci si sdraia a prendere il sole o a meditare, a dormire o a sognare a occhi
chiusi.
Sui suoi vialetti ci
si sgranchisce le gambe, si porta a spasso Fido, ci si rincorre, si armeggia
con il monopattino.
Mattina o pomeriggio,
sera o notte, i suoi camminamenti sono un susseguirsi di voci e di sussurri, di
risate e di sospiri: ché nessuno, nemmeno la statua della santa patrona, vuole
perdere occasione di scambiare pensieri e parole a ridosso dell’acqua.
Quando arriva il
vento, quello vero, invece, sono le sue piante, a parlare. L’aria, infatti,
stimola loro ricordi e passioni, inducendole così a commuoversi e,
successivamente, a cantare.
Le foglie,
depositarie di sapere e saggezza, gorgheggiano allora di storie passate,
vissute nei giorni abbacinanti del bianco e del nero, ricche di personaggi e di
colpi di scena, di armi da fuoco e di misteri intriganti.
Inutile cercare
intorno a sé conferme o smentite di simili racconti: al pari delle materie spirituali,
nelle quali ci si affida esclusivamente ai moti dell’anima, più che alle
rivoluzioni dell’intelletto, anche in questo caso è utile ricorrere a uno
slancio di fede, a uno sproposito di fiducia.
Le prove spicciole,
gli effetti tangibili, è bene lasciarli ai turisti, che popolano costantemente
la zona, in qualsiasi periodo dell’anno.
Macchina fotografica in
una mano, guida turistica o cartina stradale nell’altra, scendono con piglio
sicuro dall’autobus rosso che li traghetta fin qua per poi disperdersi a raccogliere
scatti e a girare filmini, a caccia del particolare curioso con cui far morire
d’invidia le amiche del club del libro o i compagni del torneo amatoriale di
scacchi.
Ovunque vadano, è un
susseguirsi continuo di passi e di clangori, di consonanti morbide e di vocali aperte
di meraviglia: davanti alla bellezza indifferente che li assale da ogni parte, dietro
un attore televisivo incrociato per caso, sotto il cielo rosso del tramonto
californiano.
A testimonianza della
propria fortuna, d’essere qui, ora.
E.M., Santa Monica