mercoledì 10 luglio 2013

Notizie da Lilliput 119: Verde in città

Sopra l’oceano di Santa Monica corre una lunghissima passeggiata, Pacific Palisades, decorata di verde e di palme, di cani e di piccioni, di adulti e di bambini.

Occupa una generosa porzione di suolo urbano, una delle più ambite, in città: gli alberghi storici più prestigiosi si affacciano su di essa, così come il molo turistico che, con la ruota panoramica e il carosello antico, si vanta ogni giorno della propria fortuna.

Sulle sue panchine ci si siede a riposare o a mangiare, a leggere o a sognare a occhi aperti.
Sul suo prato curato ci si sdraia a prendere il sole o a meditare, a dormire o a sognare a occhi chiusi.
Sui suoi vialetti ci si sgranchisce le gambe, si porta a spasso Fido, ci si rincorre, si armeggia con il monopattino.

Mattina o pomeriggio, sera o notte, i suoi camminamenti sono un susseguirsi di voci e di sussurri, di risate e di sospiri: ché nessuno, nemmeno la statua della santa patrona, vuole perdere occasione di scambiare pensieri e parole a ridosso dell’acqua.

Quando arriva il vento, quello vero, invece, sono le sue piante, a parlare. L’aria, infatti, stimola loro ricordi e passioni, inducendole così a commuoversi e, successivamente, a cantare.
Le foglie, depositarie di sapere e saggezza, gorgheggiano allora di storie passate, vissute nei giorni abbacinanti del bianco e del nero, ricche di personaggi e di colpi di scena, di armi da fuoco e di misteri intriganti.

Inutile cercare intorno a sé conferme o smentite di simili racconti: al pari delle materie spirituali, nelle quali ci si affida esclusivamente ai moti dell’anima, più che alle rivoluzioni dell’intelletto, anche in questo caso è utile ricorrere a uno slancio di fede, a uno sproposito di fiducia.

Le prove spicciole, gli effetti tangibili, è bene lasciarli ai turisti, che popolano costantemente la zona, in qualsiasi periodo dell’anno.

Macchina fotografica in una mano, guida turistica o cartina stradale nell’altra, scendono con piglio sicuro dall’autobus rosso che li traghetta fin qua per poi disperdersi a raccogliere scatti e a girare filmini, a caccia del particolare curioso con cui far morire d’invidia le amiche del club del libro o i compagni del torneo amatoriale di scacchi.

Ovunque vadano, è un susseguirsi continuo di passi e di clangori, di consonanti morbide e di vocali aperte di meraviglia: davanti alla bellezza indifferente che li assale da ogni parte, dietro un attore televisivo incrociato per caso, sotto il cielo rosso del tramonto californiano.
A testimonianza della propria fortuna, d’essere qui, ora.

E.M., Santa Monica