giovedì 2 agosto 2012

Notizie da Lilliput 5: O della melancolia canina

Ieri mattina mi affrettavo verso il solito negozio di alimentari, quando una visione inaspettata mi ha letteralmente costretta a rallentare il passo fino a fermarlo del tutto, tirare fuori l’inseparabile macchina fotografica e scattare la foto riportata qui di fianco. 

È vero, bazzico l’America e gli Americani da troppo tempo per continuare a fare l’ingenua, però ammetterete anche voi che una palestra per cani è un fatto quanto meno inaspettato. (Badate bene, persino il Virgilio, statunitense verace, ha sbarellato sulle stampelle, nell'apprendere la notizia.) 

Comunque sia, al di sotto del livello stradale si affacciavano alla mia vista delle ampie vetrate, oltre le quali diverse decine di esemplari delle razze e taglie più disparate languivano, in triste attesa del proprio futuro. 

Un giovane non particolarmente motivato ciondolava tra di loro, incurante dell’ovvio malessere dei propri assistiti, i più attivi dei quali avevano appena la forza di sollevare una palpebra appesantita e sbadigliare. 

Mi sono domandata allora a quanti di questi animali fosse stata prescritta quell'attività fisica — peraltro nulla, a giudicare dallo stato catatonico in cui versavano — dal proprio psicologo, figura reale, da queste parti, ma di certo meno autorevole del suo possibile ispiratore, dottor Doolittle. 

Per poi venire assalita da un dubbio: e se una simile terapia fosse parte di un piano più vasto, ideato come una sorta di circolo vizioso? Cioè: se la cura per l’infelicità del cane è un po’ di sano moto (al chiuso e sotto terra?!?), che anziché risollevarne il morale lo affossa ulteriormente, il padrone non si sentirà obbligato a tentare il tutto per tutto, riportando il proprio caro dal terapeuta, ingrossando generosamente il portafogli di quest’ultimo? Mefistofelico, a dir poco… 

E la conclusione, in fondo, lo è ancora di più. Delle due, infatti, l’una: o il paziente si adegua (in palestra o sul lettino poco importa), o rischia logoramento e decesso. Ma bando ai pensieri tristi: non dimenticatevi che parliamo del Paese in cui tutto è possibile; parliamo del Paese in cui non rimane più alcun sogno da trasformare in realtà perché la realtà se li è già mangiati tutti; parliamo del Paese, insomma, in cui anche gli animali hanno diritto a una degna sepoltura nei cimiteri loro dedicati. 

Come dire: non siete stati in grado di salvarli quanto avreste potuto? Niente paura: potrete sempre lucidare loro la lapide e portare qualche ciotola di croccantini da metter loro sulla tomba…