venerdì 3 agosto 2012

Notizie da Lilliput 6: tavoli e tavolette



Camminando per l’East Village con un occhio rivolto ai palazzi e l’altro al marciapiedi nelle cui botole di accesso a scantinati di varia destinazione d’uso spalancate come bocche sdentate e fameliche cerco di non infilarmi, raggiungo la sede della libreria Barnes and Noble cui sono più sentimentalmente legata, quella di Union Square, tra la 17° strada e Broadway. 

La disposizione degli scaffali e delle casse è un po' cambiata dall'ultima volta che mi ci sono ritrovata dentro, ma non mi occorre granché a recuperare il senso delle cose. In fondo allo sterminato ambiente del piano terra colgo subito la novità principale: un'ampia sezione dedicata al Nook, il tablet per l’acquisto e la fruizione di libri digitali (e non solo), sviluppato dai geniacci di questa catena di negozi. 

Con la classifica stilata dal NYTBR ancora marchiata a fuoco nella memoria, mi avvicino quasi sprezzante al simpatico dipendente che, è evidente, smania dal desiderio di condividere la propria competenza con chiunque gliene dia motivo. 

Glielo do io... Sono curiosa di sapere, infatti, a quale fattore imputare l’assenza di autori e titoli di mio gradimento — con la speranza che perdoniate questo sentore di egoismo e autoreferenzialità — nella lista dell’inserto sopraccitato: devo puntare il dito contro le case editrici, colpevoli di non pubblicare (o anche solo di non pubblicizzare adeguatamente) testi di un certo spessore, o il redattore dell’infame sequela si è limitato a registrare i — dubbi — gusti letterari dei lettori americani? 

Il candore accattivante del ragazzo totalmente ignaro della mia malafede (e che quasi mi costringe a rinnegare la rete sapientemente tesagli), però, mi spiazza all'improvviso: ovvio, con il Nook ho la possibilità di comprare qualsiasi titolo di qualsivoglia autore presente nella loro sterminata libreria virtuale (si parla di 3.000.000 di testi). Non solo, compatibilmente col formato, posso scegliere di acquistare su un qualunque sito di mio gradimento. 

Sento scricchiolare la mascella: senza volerlo, il giovane ha appena assestato un colpo basso alle mie credenze e mistificazioni. Sta' a vedere che alla fine mi si materializzerà una tavoletta sotto il braccio…

Accusando la botta con insano stoicismo, ringrazio e mi affretto verso l’uscita, scombussolata dalle novità. Ma pare che ancora non mi sia concesso lasciare l’edificio: in prossimità delle casse, infatti, quasi inciampo sulla lunga fila di tavoli sommersi di scelte e suggerimenti editoriali operati dai dipendenti e dal pubblico. 

Strabuzzo gli occhi per la sorpresa, mentre i nomi dei “miei” quattro Jonathan (Ferris, Franzen, Lethem, Safran Foer) mi ballano davanti, accompagnati da quelli di Dave Eggers (ecco dov’era finito!), Bret Easton Ellis, David Foster Fallace… toh, c’è perfino Paolo Giordano! Può essere che debba limitarmi a leggere gli articoli e le rubriche del NYTBR, tralasciandone le classifiche… 

Rimuginando su un tale proposito chiliastico, guadagno il trancio di strada che mi separa da Union Square, sul cui marciapiede familiare mi volto, riconciliata e sorridente, a guardare il palazzo rosso che mi ha ospitato fino a poco prima e che ora, forse, avrete capito perché mi piace tanto…

E.M., New York City