lunedì 6 agosto 2012

Notizie da Lilliput 7: I confezionatori di sogni

Probabilmente ho una faccia che ispira simpatia, perché continuo a incontrare sconosciuti pronti a sorridermi così, senza motivo apparente, nonostante la recente scoperta della (presunta) freddezza dell’abitante di New York nei confronti dello straniero. 

Capirete dunque la mia meraviglia nell’essere stata fermata, nel bel mezzo del Meatpacking District scivoloso di pioggia, da un’amichevole cinquantenne che, riconosciute in me al volo le stigmate della turista (macchina fotografica e guida in equilibrio precario tra le dita delle mani), si è prodigata in un inaspettato scorcio del quartiere risalente alla propria infanzia. 

All'improvviso, sentendola parlare e descrivere con vividezza e partecipazione alcuni scampoli di vita vissuta, mi sono ritrovata immersa in un’atmosfera veramente newyorkese, tanto vera e reale come solo i sogni di celluloide possono restituire. 

Complice l’aspetto ancora parzialmente dimesso dei magazzini riattati che ci circondavano, lo sfondo impagabile del fiume Hudson sfumato nella nebbia tipica delle giornate uggiose e il lastricato stradale, davanti a me non c’era più la rotonda Signora della Carne (figlia, per l’appunto, di un macellaio ebreo tra i più famosi della zona), ma un concentrato di tutte le figure femminili, Elizabeth McGovern per prima, immortalate in una teoria più o meno lunga di film. 

Eppure, nonostante la trasfigurazione e dunque contravvenendo a tutte le concezioni poetiche possibili, la voce di chi mi parlava raccontava ora brandelli di esistenze altrettanto affascinanti (o forse di più, perché incredibilmente reali) di quelle impressionate su tante pellicole da Oscar

Lei, nel frattempo, indicandomi i luoghi fisici della propria infanzia, contribuiva alla proiezione delle scene, i cui protagonisti erano, di volta in volta, bambini curiosi di osservare i mafiosi locali (facilmente riconoscibili dai completi gessati e da qualche arto finto), ispettori sanitari invidiosi della ricchezza del macellaio di turno (e perciò stesso, ahilui, facilmente ricattabile), organismi sindacali agguerriti ma aperti a qualsiasi tipo di vantaggioso compromesso

Inutile dire che, nonostante la pioggia, l’avrei ascoltata per ore. Lo spettacolo, invece, si è concluso dopo appena un quarto d’ora, con una nota dolente sullo stato presente della città che, apparentemente in costante sviluppo e irrefrenabile crescita, lamenta al contrario un degrado di valori e affetti, difficile da sostenersi per chi in quei valori e affetti è nato e cresciuto. 

Mentre osservavo la Signora della Carne affrettarsi verso la destinazione successiva, non ho potuto fare a meno di sorridere al pensiero che quel concetto negativo, proprio da lei più volte espresso, sulla scostanza dei cittadini della Grande Mela fosse difficilmente confezionabile addosso a lei, capace di così tanta gentilezza e disponibilità e perciò stesso, forse, moderna variante (o possibile soluzione), in salsa yankee, del “paradosso del mentitore”.