domenica 16 dicembre 2012

Notizie da Lilliput 52: Sotto il segno dei pesci


Non è sempre cosa facile, dare del tu a Manhattan. Darle del tu significa, infatti, saperne accettare i lati piacevoli e gli angoli oscuri, le giornate sì e le notti no, le cortesie e le nevrosi, l’autenticità e la contraffazione. E visitare il South Street Seaport, all’estremità sudorientale dell’isola, permette di esperire, tutte insieme, quelle diverse sfaccettature.

Con l’East River e il ponte di Brooklyn a fare loro da sfondo, le stradine strette dalla pavimentazione irregolare, che d’improvviso si allargano a dismisura, traghettano il passante in un’atmosfera sospesa nel tempo, a metà tra un paesino di pescatori addossato alle scogliere del Maine e una piazza vivace di scambi chiassosi e poliglotti.

I completi scuri e le ventiquattrore di cuoio che animano la vicina Wall Street qua lasciano il posto a macchine fotografiche e a scarpe sportive, a sguardi curiosi e a espressioni rilassate che cercano di catturare i frammenti originali delle vite di quanti, durante il XIX secolo, calpestavano quotidianamente il selciato circostante per i più svariati motivi.

Mercanti e pescatori, armatori e pescivendoli incrociavano puntualmente gli uni il cammino degli altri, immancabilmente protetti dalla confortante presenza dei possenti vascelli di legno, ancora oggi attraccati al celeberrimo Pier 17.

In una babele di voci e di rumori, gli eleganti palazzi dalle facciate rosse nascondevano le attività febbrili di magnati del commercio marittimo in costante espansione, le attese estenuanti di ciurme in fila per un ingaggio, il chiacchiericcio costante di uomini e donne di modesta estrazione sociale.

Poco oltre, i locali del mercato del pesce, uno degli edifici storici più importanti e rappresentativi dell’epoca, accoglievano gli operatori del settore in cerca di clienti cui offrire il risultato delle proprie (o altrui) prodezze all’amo.

Ora, invece, le ampie finestre e le vetrine incorniciate di colori chiari, le insegne dai caratteri ottocenteschi e i gradini di pietra scura celano negozi di oggettini e memorabilia o punti vendita di famosissime catene commerciali che, qui come ovunque, attraggono frotte di stranieri o di autoctoni a caccia dell’offerta allettante o, più semplicemente, del vezzo ricercato da esibire come trofeo. Mentre caffetterie, pub e ristoranti alla moda si alternano, in un felice guazzabuglio di cappuccini, di birre e di gastronomie locali o esotiche, a occupare gli spazi dagli ampi soffitti e dai muri spessi un tempo dedicati alla vendita del merluzzo e affini.

Tutt’intorno, intanto, si alzano e si addensano le nebbie tipiche di queste parti, con il loro carico di ricordi già vissuti e di sogni già passati che legano ogni uomo a ogni altro, attraverso le loro storie e la Storia.

E.M.