martedì 18 dicembre 2012

Notizie da Lilliput 53: O Tannenbaum


Di questi tempi, passeggiando per Manhattan, ci si può ritrovare all’improvviso in qualche angolo di Germania. Le insegne e le luminarie natalizie, infatti, spesso conducono a inaspettati mercatini densi di profumi, di colori, di voci, talvolta rischiarati dai bagliori azzurrognoli di una pista di pattinaggio sul ghiaccio spaziosa e invitante.

Sia che si proceda dall’estrema punta meridionale dell’isola verso Midtown sia che, al contrario, si decida per il percorso inverso, dall’Upper West Side all’ingiù, si rimarrà inevitabilmente attratti dalle strisce bianche e rosse delle tende che ospitano mercanti e clienti, stranieri e autoctoni, giovani e vecchi.

Ghiottonerie locali a base di hot dog e cupcake cercano di incantare il passante a danno del banchetto di würstel e lebkuchen loro concorrente, mentre l’italoamericano di fianco ha già conquistato, sornione, il cuore e lo stomaco di tutti con una fetta di tiramisù e un goccio di vero caffè espresso, denso e saporito.

Bambini e balie, uomini d’affari e donne in carriera, famiglie intere o irriducibili scapoloni girano, entusiasti di questo scorcio di Europa sotto casa, tra le diverse bancarelle additando stranezze, soppesando offerte, spazzolando delicatezze.

I rivenditori, nel frattempo, si sforzano di ideare strategie sempre nuove per ammaliare il possibile acquirente, anche, o forse soprattutto quello che, ingenuo, si trova a passare davanti a loro per caso, in cerca di un’evasione dal traffico costante della città o a caccia di un po’ d’erba sulla quale ripulirsi dalla fanghiglia accumulata nel corso del cammino.

Copricapi e muffole di lana, portafogli e portamonete di pelle, tazze e tazzine di ceramica variopinta, palle di vetro e decorazioni per l’albero, oggetti uguali a quelli di un qualsiasi altro mercatino, eppure al tempo stesso diversi e unicismaniano e occhieggiano furiosamente dalle scaffalature temporanee, mentre volute di vapore bollente esalano dai calderoni nei quali tè dai gusti esotici e cioccolate dagli aromi accattivanti avanzano pretese nei confronti dei pedoni più o meno distratti, più o meno influenzabili.

Sullo sfondo, incuranti di tutto il resto, schiere di atleti o di semplici appassionati disegnano traiettorie affilate come diamanti sulla superficie, liscia e luccicante al sole decembrino, della pista di pattinaggio loro dedicata, generosa imitazione di quella, celeberrima e insuperabile, protetta dall’angelo dorato del Rockefeller Center.

Pellicce e cappotti, manopole e berretti, veloci e agili nel tracciare quegli arabeschi gelati sotto le lame taglienti delle proprie calzature, suggeriscono inevitabilmente un incanto passato, fatto di berline scure e di boa di piume, di frac severi e di cene danzanti, di spettacoli musicali e di balli in bianco e nero.
Mentre scoiattoli e merli, pesci e piccioni stanno, quieti, a guardare.

E.M.