giovedì 20 dicembre 2012

Notizie da Lilliput 54: Dove osano le anatre


Chissà se qualcuno ha mai capito dove vanno le anatre, una volta preso il volo da Central Park agli inizi della stagione fredda. E chissà se qualcuno se lo chiede ancora, passeggiando per uno dei tanti, suggestivi sentieri che si intersecano nel celeberrimo polmone verde di New York.

Una cosa, tuttavia, è certa: attraversarlo, d’estate o d’inverno poco importa, si rivela un interessante esercizio sociologico, applicabile indifferentemente alla popolazione umana, transitoria e estremamente variegata, e a quella animale, perenne e non troppo composita.

Sui suoi pendii erbosi, tra le panchine nere o a ridosso dei ponti in miniatura, si possono captare decine e decine di lingue diverse, tutte ugualmente musicali, tutte ugualmente dolci: spagnolo e americano, russo e italiano, arabo e cinese si rincorrono senza sosta, affermando punti di vista, augurando felicità, domandando ragioni.

Probabilmente in città non c’è nessun altro posto in cui le tanto decantate differenze tra gli abitanti dell’Upper East Side e quelli dell’Upper West Side, motivo di vanto per  ciascuno di loro, si palesino con altrettanta forza e vivacità. I due quartieri, l’uno con il proprio carico di musei gloriosi, di palazzi eleganti e di anziani conservatori e facoltosi, l’altro con la sua eredità di famiglie giovani e numerose, di edifici bizzarri e di artisti seminascosti tra i residenti comuni, individuano terreno di scontro-incontro comune sulle rive del laghetto o all’imbocco del piccolo zoo, sopra una delle tante carrozze di aspetto ottocentesco o sotto i rami di un qualche albero.

Ebrei ortodossi, intanto, dimentichi dei divieti imposti dalla loro religione, nei pomeriggi assolati si ritrovano a disegnare eleganti volute scure a poca distanza dalle lastre di roccia su cui coppie di amanti languono gli uni nelle braccia degli altri, davanti allo sguardo scandalizzato di quei rigidi passanti o a quello fiducioso di uno scoiattolo alla costante ricerca di cibo. Quando non a quello, impassibile, di una delle molte statue disseminate nel verde.

Poco più in là, classi intere di giovani e giovanissimi scolari si esercitano all’aria aperta, possibilmente in una giornata gialla di sole, come tante altre classi hanno fatto prima di loro perfino durante i rigori dell’inverno locale, perfino durante quelli, di tanto tempo fa, insopportabilmente carichi di ghiaccio e di neve.

Di quando in quando, qualcuno degli allievi più piccoli si distrae all’inseguimento di un animaletto comparso dal nulla, troppo veloce da raggiungere o, perlomeno, da immortalare. La delusione, fortunatamente, dura poco più di un momento, subito cancellata da qualche sfida più intrigante, da qualche promessa più avvincente.

Altrove, passeggini e carrozzine formano anelli colorati e sempre diversi intorno all’ordine di cavalli della giostra che, oramai, risuona dei nitriti impazienti e dei fremiti selvaggi dei suoi destrieri, desiderosi di ospitare tutti i bambini, occhi sgranati e ciucci pendenti, sulle proprie, comode selle.

Mentre le anatre, frattanto, decidono dove andare.

E.M.