mercoledì 13 marzo 2013

Notizie da Lilliput 91: Su e giù per Beverly Glen


Nauseati dall’opulenza eccessiva registrata con gli occhi, con la mente, con il conto in banca, su e giù per le ridenti colline di Bel Air, si può decidere per una cura disintossicante e proseguire sul Sunset Boulevard verso il quartiere di Beverly Glen.

Nonostante i suoi svariati codici postali includano il celeberrimo 90210, attraversandone l'asse principale, il Beverly Glen Boulevard, in direzione degli altrettanto celeberrimi tornanti di Mulholland Drive, si potrà notare un piacevole cambiamento, nell’aria esterna e in quella interna all’abitacolo della macchina.

Le costruzioni elefantiache da poco abbandonate, infatti, qua hanno lasciato il posto a edifici di sapore contemporaneo — puntualmente rappresentati da vetro, acciaio e proporzioni elegantemente a misura d’uomo — alternati a graziosi villini monofamiliari.

Tutt’intorno colline, rocce, colori terragni misti al verde nerastro degli alberi regalano la curiosa sensazione di viaggiare catapultati in una zona di confine, a metà tra il nulla e il Far West: e le case, sistemate con cura l’una a una vivibile distanza dall’altra, non fanno che accentuare questa piacevole bizzarria.

La vista inaspettata di macchie di ulivi richiama altre atmosfere, diverse suggestioni: come a Bel Air, anche qui, dunque, ci si ritrova a muovere costantemente legati a immagini mediterranee.

Ogni nuovo miglio di strada percorsa ha il sapore di un sentiero campestre, nascosto alla vista da muretti a secco e da greggi di placide pecore; di qua un ginepro, di là del cisto, si aspetta di minuto in minuto l’ora del fauno, quella in cui la terra si spaccherà liberando i propri spiriti, rilasciando i propri demoni.

E l’insolita quiete che avvolge questa, altrimenti trafficata e chiassosa, arteria cittadina, contribuisce non poco a alimentare la fantasia meridiana, a rintuzzarne la fiamma vitale.

A tratti, poi, si è perfino certi d’essere già stati in zona, d’averne già ammirato l’architettura, che è quella, infatti, di tanti film, di tante serie televisive. Di più, a volte si ha la netta impressione d’aver già visitato questi luoghi grazie a un cinema particolare, grazie a una storia particolare, grazie a Michelangelo Antonioni, cioè, e ai colori di  Zabriskie Point.

Ma basta proseguire ancora, per cambiare parere, per modificare punto di vista: quando all’orizzonte compaiono piccole costruzioni in legno, simili a baite di montagna, è naturale pensare a paesaggi alpestri, a stazzi e mucche, a gerani e a mastelli.
Perché a Los Angeles, nella patria dell’artefatto e dell’effimero, è possibile esperire mille vite diverse nello stesso posto, nello stesso istante.

E.M., Santa Monica