martedì 2 aprile 2013

Notizie da Lilliput 107: Le case dai mille volti


Le case di Santa Monica nascondono dei segreti.
Tutte, nessuna esclusa, hanno un enigma da svelare, una storia da raccontare.
Che si pensi a palazzi a più piani, o a semplici villette monofamiliari, ci si ritroverà sempre a ammirare lo stesso, incantevole spettacolo: lo spettacolo dei mattoni che suggeriscono una visuale; lo spettacolo degli ingressi che rivelano una vita.

Ogni giardino, e sono tanti, racchiude un identico fascino: del tempo che passa, delle generazioni che si susseguono, degli oggetti che invecchiano, che cambiano, che muoiono. Ombrelloni e sedie, tavolini e tende offrono un punto d’appoggio, un rifugio inaspettato alla frenesia della strada, alla caoticità dell’affannarsi quotidiano.

Vialetti perfettamente curati, in ghiaia o in muratura, conducono a graziosi patii dall’aspetto amichevole, oltre i quali porte dalle tante sfumature custodiscono ambienti spaziosi e ovattati in cui muoversi come in sogno, come sott’acqua.

Alcuni di questi sentieri corrono paralleli alla costruzione verso cui conducono, inoltrandosi nel fitto di freschi pergolati dentro cui è facile pensare a fate e folletti intenti a pronunciare formule magiche o a ideare scherzi all’indirizzo degli ignari vicini.
Le mattonelle che li rivestono rivelano spesso imperfezioni, suggerendo ingressi misteriosi, richiamando voci lontane.
Sotto ogni pietra ci si inventa un mondo fantastico, dietro ogni filo d’erba ci si immagina una creatura bizzarra.

Le case di Santa Monica trasudano personalità, emanano carattere: da qualsiasi parte le si osservi, più o meno attentamente, più o meno lungamente, si potrà cogliere un barlume, si potrà scorgere una scintilla.  
E gli spiriti affini, le anime elette, non tarderanno a rispondere a quell'irresistibile richiamo.

A volte si ha perfino la sensazione, viva, vivissima, che le loro finestre sorridano, che le loro pareti parlino. Il tetto si scoperchia e le parole e i pensieri di chi lì sotto abitualmente vive, persone, animali, cose, fluttueranno nell’aria, accarezzando gli occhi e le orecchie dei passanti, esterrefatti e rapiti.

Altre volte, invece, sembra che i loro balconcini in ferro battuto sospirino al ricordo degli audaci amanti ormai perduti; che i loro comignoli spagnoleggianti danzino al ritmo di nacchere immaginarie; che le loro decorazioni nordafricane parlino di cammelli e di oasi e di deserti remoti.

Se ciò avviene, l’unica scelta possibile è fermarcisi di fronte e guardare, ascoltare. Con uno sforzo di volontà davvero minimo, sarà allora possibile captare un diverso sentire, un diverso intendere. Perché le case di Santa Monica proteggono segreti ben custoditi e ben tramandati, segreti che hanno il colore dei film in bianco e nero, che hanno il sapore dell’oceano.

E.M., Santa Monica