lunedì 8 aprile 2013

Notizie da Lilliput 108: Il vento fa il suo giro (anche a Santa Monica)


Ogni volta che soffia il vento, Santa Monica cambia fisionomia, rivelando lati nascosti e trasformando le proprie consuetudini in meraviglie inaspettate.

Perché il vento, quello vero, quello forte, è cosa rara, in città. E così, quando si presenta, costituisce da solo notizia sufficiente a essere raccontata, riraccontata, ingigantita e trasfigurata a seconda dei contesti, a seconda degli umori. A seconda di come gira.

In quella felice congiuntura atmosferica di nuvole alte, di cime sbattute, di palme pendenti, ci si ritrova dunque a turbinare verso il Regno di Oz, dove case e strade, abitanti e animali assumono significati differenti, si aprono a interpretazioni altre.

Qua, infatti, le montagne all’orizzonte proteggono, giorno dopo giorno, le teste e i corpi di chi si affretta a lavoro o di chi esce per la spesa, di chi si trascina svogliatamente a scuola o di chi ciondola con gli amici al bar.

Eppure, di tanto in tanto, questo ripetersi quotidiano, e monotono, degli eventi, viene scompigliato da un refolo sfuggito di controllo, da uno spiffero più impertinente del solito.

Marciapiedi e finestre regalano, allora, lo spettacolo commovente e impagabile della natura che armonizza i propri elementi in un concerto inaspettato, in una fantasmagoria coinvolgente.

Gli alberi, protagonisti indiscussi del cambiamento di prospettiva, iniziano a flettersi e a tendersi e a flettersi e a tendersi in un moto perpetuo, affascinante e ipnotico, che, lungi dall’annoiare, scandisce piuttosto il ritmo delle azioni, misteriosamente legate alla velocità delle raffiche e alla giocosità di Eolo.

I rami e le foglie si animano di sussurri noti solo a loro e a pochi altri compagni di ventura; agli uccelli e agli scoiattoli, per esempio, che da sempre trovano rifugio lassù e che in occasioni simili si lasciano cullare dalle note inconsuete che l’aria porta con sé.

Tutto, ora, sembra vibrare di nuove concordanze, sembra manifestare accenti mai sentiti, come se uno strumento musicale gigantesco, grande quanto le piazze, quanto i vicoli, quanto le ville e quanto i palazzi messi insieme, avesse preso a diffondere la propria melodia con noncuranza, con indifferenza, redistribuendo i pieni e i vuoti, i bassi e gli acuti, i fiati e le corde.

E i suoni, i rumori, il vento li porta con sé, custodendoli gelosamente in un nascondiglio segreto e inaccessibile: stipati insieme come gli oggetti più cari a un collezionista avido e insaziabile, tuttavia, quei suoni, quei rumori, talvolta, avranno la meglio sul loro severo carceriere, disperdendosi in un soffio, liberandosi in un respiro.

E.M., Santa Monica