Il tratto più vitale
di Montana Avenue, compreso tra la Settima e la Diciassettesima Strada, pullula
ogni giorno di facce, di corpi, di persone e di animali che ne punteggiano i
marciapiedi, che ne affollano le caffetterie.
E che una passeggiata
quotidiana, magari in tarda mattinata, la mano sempre pronta a muoversi, frenetica,
sul bloc-notes, saprebbe rilevare con precisione certosina.
Nell’apparente
guazzabuglio di teste e di piedi, di zampe e di musi, infatti, è facile distinguere
alcune presenze costanti che, puntualmente, occupano la scena caotica
dell’elegante viale.
Presenze misteriose
come apparizioni, che non mancano di modificare, con il loro quieto
manifestarsi, l’ambiente circostante, cambiandone il tessuto, alterandone l’equilibrio.
Un uomo e una donna,
soprattutto, nascondono un simile potere; probabilmente a propria insaputa,
senza dubbio all’insaputa l’uno dell’altra.
Li si ritrova,
settimana dopo settimana, mese dopo mese, vestiti nello stesso identico modo,
d’estate e d’inverno, a misurare con passo cadenzato l’intero quartiere, saggiandone
i cambiamenti, seppure minimi, valutandone le bellezze e le brutture, qualora
sussistenti.
Con aria concentrata
o fintamente svagata, percorrono lunghe distanze, lo sguardo costantemente
fisso davanti a sé, incuranti di quanto li circondi.
La faccia mortalmente
pallida, parzialmente nascosta dietro un paio di lenti sproporzionate rispetto
ai tratti minuti del viso, e due treccine sottili e impalpabili, striate di
grigio, la donna si aggira con piglio sicuro tra giardini e isolati,
supermercati e palazzi.
Qualche cenno di
saluto, un sorriso tirato a un vicino, o a un conoscente, e d’improvviso
scompare dalla vista, inghiottita in uno dei tanti vicoletti che, da queste
parti, costituiscono l’accesso secondario alle villette e ai condomini.
Espressione
enigmatica, cappello da pescatore e auricolari infilati a forza all’interno
delle orecchie, l’uomo, un afroamericano di circa settant’anni, bizzarramente
somigliante a Morgan Freeman, si muove a proprio agio tra gli altri pedoni e i
passeggini, tra gli skateboard e le biciclette.
Senza mai scomporsi,
né accompagnarsi a alcuno, macina miglia appresso a miglia, limitandosi a
attraversare la strada, quando in cerca di nuove prospettive o di diverse
emozioni.
Sembra non conoscere
nessuno.
Sembra non interessarsi
a niente che non sia il proprio camminare.
Al contrario degli
occhi che, curiosi e impotenti, lo seguono a distanza.
E.M., Santa Monica


