Il Virgilio si è meritato un simile appellativo perché, alla maniera del suo più illustre predecessore, mi mostra non solo luoghi, ma anche persone.
Il nostro comune aldilà è costellato di presenze oltremodo interessanti,
la più interessante delle quali è, a mio modesto avviso, un compagno di ventura
di Paolo e Francesca, capace di riscattarsi (sempre che di redenzione e
riscatto qui si tratti), e di vivere il tipico sogno americano, capovolgendone
totalmente la prospettiva.
P. ha 63 anni,
un’ex moglie dalla quale non si è mai separato legalmente e un figlio
adolescente avuto da una compagna occasionale conosciuta in tempi bui. Ha
inaugurato la propria storia professionale, dopo una brillante parabola
universitaria, recitando in alcuni dei musical più celebrati di tutti i tempi:
suo un indimenticabile San Pietro in
un acclamatissimo allestimento di Jesus Christ Superstar, la cui voce potente ancora fa tremare di piacere e
sussurrare di goduria le zitelle in chiesa, le rare volte in cui, per vanità,
ricorda di andarci.
All’improvviso, però, nonostante i ripetuti successi a Broadway (o forse proprio a causa di
quelli), opta per un diversivo, trasformandosi da attore in produttore di film.
Porno. Ottenendo, una volta di più, fama, soldi e successo che, come nelle
migliori pagine della commedia umana, si chiazzano di umori scuri, segnando il
contrappasso ufficiale nella sua altrimenti “vita meravigliosa”. Da questo
momento in poi, infatti, e a dispetto dell’enorme fortuna che accumula giorno
per giorno, P. si distacca dalla
“retta via”, sconfessandone i valori tradizionalmente fondativi a vantaggio di
una ricerca di felicità e affermazione decisamente eterodossa: la parentesi
“sesso, droga e rock’n’roll” ha ufficialmente inizio.
Il miscuglio di visioni e aspirazioni lo porta adesso a scivolare
disordinatamente tra vari gironi infernali, fino a regalargli un posto d’onore
accanto a Paolo e Francesca, appunto. È un periodo di
massima confusione, scandito dal lavoro in comunità di recupero (finanziato,
sospetto, con i proventi della cinematografia per adulti) e dall’unione con una
donna più giovane ma altrettanto dispersa, che gli regalerà una paternità
inaspettata.
Questa, però, è una pellicola di eroi americani quasi alla Frank Capra e gli eroi americani (anche quelli quasi alla Frank Capra),
come tutti sappiamo, pretendono il lieto fine, pena l’annullamento del
contratto. Ecco dunque che, anche qui, il frugoletto nato al di fuori del sacro
vincolo riveste un’importanza fondamentale, restituendo allo sbalordito padre
la patente di attore primo e non evanescente caratterista delle proprie
vicende.
Non so quanti di voi abbiano visto (e a quanti di questi sia
piaciuto), A History of Violence, un
film di David Cronenberg datato
2005, che racconta di un personaggio particolare, ancorato testardamente a
un’altrettanto particolare concezione del sogno americano. Viggo Mortensen, il protagonista, è un ex sicario alle prese con la
quotidianità banale dell’uomo comune, fatta di mogli bionde, figli piccoli e
lavori noiosi che, per uno dal passato sconquassato come il suo, si ammanta di
sfumature oltremodo accattivanti e necessarie da difendersi a ogni costo.
Ecco, è così che, in fondo, mi piace pensare alla vicenda di P. che, partito addirittura da San Pietro, ha distrutto e rintrecciato
mirabilmente la propria parabola esistenziale, attraversando a testa alta
territori inospitali fino a ricostruirsi caparbiamente una famiglia, sui generis, dalla quale ripartire e
alla quale ritornare.
E.M.
E.M.