lunedì 28 gennaio 2013

Notizie da Lilliput 66: On the Road



Chiunque creda l’aereo il mezzo migliore per raggiungere San Francisco partendo da Los Angeles, ha torto. E non poco.
L’aria rappresenta senza dubbio la scelta più comoda e rapida, semplicemente. Ma i seicento e oltre chilometri che dividono le due città sono incomparabilmente più piacevoli se percorsi in macchina.

Gli automobilisti, quelli, almeno, che amano le sfide e non rimpiangono il tempo trascorso alla guida del proprio mezzo, sanno, a tale proposito, che il tragitto più affascinante è quello che corre lungo la costa e che supera paesaggi sempre diversi e sempre incantati: l’acqua da una parte, le montagne dall’altra; a volte un po’ di deserto,  altre un po’ di zucche, carciofi e fragole.

Lungo la strada, il cui nome, El Camino Real, richiama altri tempi e altri luoghi, si ha la possibilità di incrociare misteriosi pendii ricoperti di sabbia bruscamente interrotti dal nastro d’asfalto sul quale si sta procedendo; boschi incantevoli nel cui verde cupo cercare scoiattoli e cervi; abitazioni più o meno solitarie circondate ora dalla vita, ora dal nulla; rinomate località turistiche e ranch hollywoodiani di lucasiana memoria.

Al volante, in tal modo, si sfiorano facilmente le sette ore di viaggio, quando non otto: i posti in cui fermarsi per uno spuntino o un riposino salutare, fortunatamente, non mancano. Anzi, si ha addirittura l’imbarazzo della scelta.

In simili circostanze, è il gusto personale a stabilire dove fare cosa: diner, ristoranti, pompe di benzina e perfino alberghi sembrano fare capolino a ogni incrocio, a ogni uscita. Mentre centri commerciali ai confini urbani dalle sonorità spesso ispaniche o native-americane informano di sé parte di questo itinerario, senza, peraltro, adombrarne il fascino indiscusso.

Caparbiamente cieco e sordo ai richiami del solito consumismo di maniera, l’automobilista coscienzioso potrà dedicarsi, tuttavia, alla scoperta delle bellezze faunistiche locali, parcheggiando la macchina in corrispondenza di uno dei numerosi punti di osservazione disseminati lungo la costa.

Qui, una volta sgranchitosi le gambe, potrà decidere se saltellare da una roccia all’altra a picco sul Pacifico in compagnia di stormi interi di gabbiani a cercare, col fiato sospeso, l'essenza segreta dei leoni marini; oppure, più comodamente, sedere su una panchina di legno a ammirare il dorso grigio di qualche lento cetaceo, con le labbra avidamente saldate alla lattina di una bevanda energetica.

Nella mente e nell’anima, intanto, la convinzione e la felicità di aver operato la scelta giusta, rinunciando alle comodità del volo a vantaggio della polvere e della terra, s’insinua sempre più caparbiamente e prepotentemente: non mancheranno i momenti in cui sarà preferibile farsi coccolare dalle hostess in divisa, certo, ma il piacere della traversata, dell’esperienza vera, lo si raggiungerà solo all’interno di un abitacolo, e non a bordo di un velivolo.

E.M., Santa Monica