mercoledì 26 giugno 2013

Notizie da Lilliput 115: Finding NoMo (seconda parte)

L’armonia perfetta del quartiere a nord di Montana Avenue, perfetta al punto da sembrare generata da fondali teatrali o da set cinematografici, si apre all’occhio dello spettatore nella sua precisione commovente di viali alberati, nella sua offerta impeccabile di ville dai colori tenui e dagli accessori raffinati, nella sua teoria elegante di marciapiedi immancabilmente macchiettati di erba e di fiori.

Il nastro d’asfalto, tuttavia, nonostante il rigore geometrico esibito lungo gli assi principali dell’area, improvvisamente cede alle lusinghe di un tratto sinuoso, curvandosi maestosamente a circondare un caseggiato per poi proseguire, appena incerto, e infilarsi nella maestosità del San Vicente Canyon, dove, finalmente libero dalla logica delle proporzioni, si disperde felicemente tra svolte fantasiose e panorami mozzafiato.

Alla fine di una delle sue tante insenature tortuose, la carreggiata termina in un ampio piazzale ai piedi di una parete rocciosa, dalla quale una casa a due piani, semplice eppure ricercata, sembra staccarsi alla maniera di un bassorilievo.

Alberi secolari impreziosiscono il paesaggio, incorniciando con montanara praticità le finestre e l’ampio portale dell’abitazione. A metà tra quadretto alpestre e sfondo di scena, si trascorrerebbero ore intere a osservarlo, nel tentativo di memorizzarlo il più dettagliatamente possibile.

Quando intorno non c’è nessuno, invece, come spesso capita, ci si sorprende a restare in attesa di una voce, di un movimento, che sappiano cancellare la sensazione, straniante e provocante insieme, di artificio, presente ovunque, sopra ogni tetto, dietro ogni tendaggio, sotto ogni pietra.

Si è certi di abitare uno spazio senza tempo, gravido di essenze invisibili e di occhi nascosti, pronti a seguire pedissequamente le mosse dei pochi avventurosi che il caso abbia portato qui.

Una la presenza più evocativa tra tutte: una costruzione appollaiata in cima a una collina, residenza di manzoniana memoria, che domina, con le sue molte terrazze e i suoi svariati livelli, la strada sottostante, la vallata e perfino l’oceano in lontananza, con una fiera compostezza.
Al suo interno si incrociano i destini di giovani e di anziani, di cani e di gatti, amici, compagni, fratelli. Uomini.

Raramente il grande cancello in ferro battuto si apre per accogliere una visitatrice: questa novella “Casa dei Guaglioni” sembra ergersi, combattiva e testarda, a baluardo del sesso maschile.

E raramente, forse, lì dentro, ci si sorprende a immaginare come sarebbe, la vita vissuta in compagnia di una moglie, di una madre, di una sorella, ma subito perdendo lo stimolo, distratti da qualcosa di più semplice, di più immediato: come un’alba sull’acqua o un tramonto oltre le cime.

E.M., Santa Monica