Il nastro d’asfalto,
tuttavia, nonostante il rigore geometrico esibito lungo gli assi principali
dell’area, improvvisamente cede alle lusinghe di un tratto sinuoso, curvandosi
maestosamente a circondare un caseggiato per poi proseguire, appena incerto, e
infilarsi nella maestosità del San Vicente Canyon, dove, finalmente libero dalla logica delle proporzioni, si
disperde felicemente tra svolte fantasiose e panorami mozzafiato.
Alla fine di una delle
sue tante insenature tortuose, la carreggiata termina in un ampio piazzale
ai piedi di una parete rocciosa, dalla quale una casa a due piani, semplice eppure ricercata, sembra staccarsi alla maniera di un bassorilievo.
Alberi secolari
impreziosiscono il paesaggio, incorniciando con montanara praticità le finestre
e l’ampio portale dell’abitazione. A metà tra quadretto alpestre e sfondo di scena, si trascorrerebbero ore intere a osservarlo, nel tentativo di
memorizzarlo il più dettagliatamente possibile.
Quando intorno non
c’è nessuno, invece, come spesso capita, ci si sorprende a restare in attesa di
una voce, di un movimento, che sappiano cancellare la sensazione, straniante e
provocante insieme, di artificio, presente ovunque, sopra ogni tetto, dietro
ogni tendaggio, sotto ogni pietra.
Si è certi di abitare
uno spazio senza tempo, gravido di essenze invisibili e di occhi nascosti,
pronti a seguire pedissequamente le mosse dei pochi avventurosi che il caso
abbia portato qui.
Una la presenza più
evocativa tra tutte: una costruzione appollaiata in cima a una collina,
residenza di manzoniana memoria, che domina, con le sue molte terrazze e i suoi
svariati livelli, la strada sottostante, la vallata e perfino
l’oceano in lontananza, con una fiera compostezza.
Al suo interno si
incrociano i destini di giovani e di anziani, di cani e di gatti, amici,
compagni, fratelli. Uomini.
Raramente il grande
cancello in ferro battuto si apre per accogliere una visitatrice: questa
novella “Casa dei Guaglioni” sembra ergersi, combattiva e testarda, a baluardo
del sesso maschile.
E raramente, forse, lì dentro, ci si
sorprende a immaginare come sarebbe, la vita vissuta in compagnia di una
moglie, di una madre, di una sorella, ma subito perdendo lo stimolo, distratti da
qualcosa di più semplice, di più immediato: come un’alba sull’acqua o un
tramonto oltre le cime.
E.M., Santa Monica