sabato 29 giugno 2013

Notizie da Lilliput 116: Il Bello e il Bestiale


Guidando lungo il Sunset Boulevard si attraversano quartieri incantati. Quartieri ricchi, quartieri eleganti. Quartieri in cui le ville sembrano palazzi e i palazzi sembrano regge. Quartieri in cui le vetture somigliano a carrozze e i giardini ricordano campi da golf.

Qua, a volte, fissando una costruzione posata con noncuranza sul ciglio della strada, si ha l’impressione d’essere in vista di una cattedrale gotica, o di un castello medievale, torri, merli e fossato. E l’occhio umano, che spesso fatica a comprendere tutto in un unico sguardo, di quando in quando avverte la necessità di chiudersi, per riposare e riprendersi da tanta opulenza.

In soccorso, in situazioni simili, arriva il Beverly Glen Boulevard, accogliente e rinfrescante come una pioggia estiva, necessario a lavare la mente dai sogni e dagli spropositi di grandezza sordamente accumulati finora.

Non che in zona il panorama viri in direzione di un qualche declino urbano e sociale, al contrario, lo stile di vita che si indovina oltre le finestre e oltre le porte discrete di questo angolo di città ha ben poco da invidiare a quello precedente; piuttosto, anziché esibirsi, pavoneggiandosi dei propri lussi e delle proprie bellezze, tende a nascondersi, a ritrarsi.

La striscia d’asfalto, relativamente stretta e apparentemente interminabile, che ne costituisce l’ossatura, si snoda paziente tra lavori stradali e curve leggere, in uno scorrere infinito di colline e di verde di piacevole effetto.

Le abitazioni, generalmente ville e villette monofamiliari e pochi condomini di dimensioni modeste, spuntano all’improvviso dietro una piega della strada o sotto un gruppetto di alberi, cogliendo il viaggiatore di sorpresa per poi lasciarlo senza fiato, stordito e ebbro.

Arbusti e rampicanti velano gli ingressi e celano le aperture, conferendo al luogo l’aspetto di un paese fatato, abitato da elfi e da altre creature del bosco.

Perfino i centri commerciali, onnipresenti nel paesaggio e nell’immaginario collettivo locale, forse vergognandosi di sé, assumono sembianze diverse, vestendosi sobriamente e con decoro.

Abbandonati i panni chiassosi indossati altrove, qua si presentano senza grossi annunci, né musica assordante. Un piazzale discreto riceve i visitatori, permettendo loro di parcheggiare la propria vettura per un massimo di due ore.

Minimalista è anche l’offerta commerciale: un supermercato dalla figura ricercata, pochi negozi (abbigliamento, accessori e giocattoli per bambini) e tre caffetterie (una sola delle quali rappresentante di una nota catena del settore), si dividono equamente lo spazio al riparo di un portico in legno di sapore rétro.


A passeggiare sotto il quale, o a occuparne le sedie in ferro, sono di regola clienti educati e composti, avversi ai toni di voce gridati o all’utilizzo maniacale del cellulare. Quasi a voler rimarcare, una volta di più, la propria distanza da certi stili e da certa vita.

E.M., Santa Monica