mercoledì 3 luglio 2013

Notizie da Lilliput 117: Le finestre di fronte

Ci sono momenti, del giorno, dell’anno o della vita, in cui ci si rende conto d’aver avuto sempre abitato vicino a piccoli misteri e a inutili segreti che, se esperiti con moderazione, avrebbero avuto la capacità di alleggerire la fatica di certe ore o il carico di certe altre.

Il condominio al numero 844 della 16° Strada, a Santa Monica, è uno di questi posti, in cui gli arcani si incrociano e, con un po’ di fortuna, si disvelano allo spettatore ricettivo.

A cominciare dall’ingresso principale che, ingentilito da un albero secolare e da un’aiuola verde, inganna il visitatore, attirandolo a sé con il tetto spiovente dai rimandi fiabeschi e  il lucore abbacinante delle sue assi di legno, di pellegrina memoria. Le quali, tuttavia, lungi dal rappresentare un’unità abitativa monofamiliare, delimitano, in realtà, la sfera privata di un condomino, l’inafferrabile Numero Uno.

Qui, oltre la palizzata e il cancelletto bianchi non sembra registrarsi attività alcuna: settimana dopo settimana, anno dopo anno, le veneziane, in tinta col resto della struttura, rimangono ostinatamente chiuse, indifferenti ai raggi amichevoli del sole californiano o ai lampi di luce artificiale provenienti dall'interno; mentre un tubo, arrotolato con noncuranza al di sotto di un rubinetto, difficilmente si sposta di qualche millimetro.

Poco oltre, nel garage occultato da un’algida saracinesca, sono protette macchine sconosciute all’occhio umano, e il minuscolo giardino, un quadrato di mattoni rossicci, non accoglie fiori o piante di cui doversi prendere cura.

L’abitazione, poi, affacciandosi su un passaggio angusto e ombreggiato, dissimula un corpo lungo, stretto e alto (dotato di piano superiore), in cui altre voci e altre stanze muovono e si riparano e in cui, sorvolando sulla simpatica figura che risiede nell’appartamento Numero Due, nuovi elementi suggeriscono ritrosia e ambiguità.

Al Numero Tre, per esempio, una quantità variabile di esseri umani, di complicata individuazione, si ripara dagli sguardi indesiderati orientando le tapparelle con maestria, al fine di deflettere ingerenze o di scoraggiare intrusioni, occupando lo spazio come attraverso morbide e silenziose fluttuazioni.

All’estremità opposta, al Numero Sei, insiste invece una strana coppia, formata da una donna e dal suo gatto, un trovatello di due anni e di pelo nero. I due, timidi e riservati in ugual misura, si concedono molto poco al vasto pubblico, preferendo alla chiassosità delle strade la quiete tranquilla di casa e l’esclusiva compagnia l’una dell’altro.


Mentre la curiosità circostante che avvolge loro e gli altri si è, oramai, trasformata in smania irrefrenabile di conoscenza e di dominio della verità.

E.M., Santa Monica