Le cronache concordano nell’affermare che, per la prossima
manciata di migliaia di anni, il Giorno del Ringraziamento non coinciderà mai
più con Chanukkah. E le fate di
Venice, prontamente, sono corse ai ripari.
Nel ventre caldo e accogliente delle loro case, decorate con
gusto e pazienza, hanno chiamato a raccolta gli amici intimi, pittori,
scrittori, sciamani come loro, invitandoli a celebrare la doppia ricorrenza, stretti intorno ai bracci sacri della Menorah.
In un caos vitale di risa e miagolii, di gambe e zampe, hanno
spiegato il significato ultimo delle molte candele, offrendo generosamente a
due dei convenuti l’onore della loro accensione. E recitando, di lì a poco, preghiere
di amore e prosperità per tutti.
Qualche volenteroso ha intonato il canto dedicato alla festa, di
quando in quando perdendosi nella complessa melodia; mentre altri, ispirati dal
suo ardore, hanno cominciato a ballare l’Hora in cerchio, seguendo il ritmo
cantilenante del musico improvvisato.
Esaurito il rituale, le instancabili padrone di casa hanno
quindi accompagnato i propri ospiti nel giardino segreto, ogni giorno più
bello e incantato del precedente, alla volta di una piccola costruzione
separata dal resto dell’edificio, apparentemente scaturita da un dipinto di
Hopper.
Mentre il sole rapidamente si preparava al meritato riposo, i
gaudenti si sono avvicendati intorno ai tavoli colmi del cibo invitante della
tradizione americana: tacchino e verdure, patate dolci e torta di zucca hanno
così saturato le menti e gli stomaci, concedendo loro, tuttavia, di continuare
le tante discussioni intrecciatesi chiassosamente fino a quel momento.
La benedizione, recitata dalle fate in un clima festante da gita
scolastica, è calata delicatamente sulle donne e sugli uomini ormai sedutisi,
mano nella mano e occhi chiusi, a gioire dell’evento tanto partecipato e
atteso.
Di lì a poco il corso della serata, congelatosi nell’attimo
solenne, è ripreso più vibrante che mai. Le storie personali si sono fatte
aneddoti universali, i piccoli fatti della vita si sono trasformati in gesta
epiche, i ricordi di un tempo sono trasfigurati in sceneggiature immortali;
mentre ognuno contribuiva in base alle proprie possibilità e fortune.
La notte, frattanto, calata all’improvviso, ha continuato ancora
a lungo a custodire e proteggere i convenuti e i loro pari che, nella strada
solitamente silenziosa, hanno fatto sentire la propria voce allegra, mescolando
realtà e finzione, sonno e veglia, in un alternarsi bizzarro e imprevedibile di
suoni e rumori, di sospiri e sussurri.
E.M., Santa Monica
