lunedì 27 gennaio 2014

Notizie da Lilliput 159: Il sabato del Westwood Village

Il sabato mattina, intorno a mezzogiorno, le strade di Westwood, in particolare del WestwoodVillage, il cuore commerciale del distretto, brulicano di vita.

Facce giovani e appetiti robusti, gli studenti, attirati dai profumi invitanti che si levano nell’aria dalle panetterie e dai ristorantini, abbandonano la ritrosia, a dir poco fisiologica durante il fine settimana, e, dalle eleganti alture della UCLA, sciamano verso il basso, pronti a confondersi con la popolazione locale.

Vocianti e allegri, quasi che l’attesa del giorno di festa abbia cancellato loro la preoccupazione degli esami e dei futuri impegni professionali, si riversano per il quartiere, visitandone i negozi e occupandone gli abituali ritrovi.

Facilmente individuabili grazie ai colori e al logo della prestigiosa università che tutti li accoglie, riservano sorrisi timidi o franche risate al turista che li osserva di sottecchi o al bambino che li addita con curiosità.

Palazzi a uno, al massimo due piani, arricchiti di balconcini in ferro battuto e ceramiche variopinte, forse partiti dal Portogallo al seguito di qualche illustre esploratore e navigatore, proteggono gli spazi eleganti, le palme alte e sottili e i viandanti ammirati dalle possibili brutture circostanti, disegnando una mappa precisa e infallibile.

Al loro interno, nascosti agli sguardi distratti dei passanti, si trovano piccoli giardini incantati: finestre incorniciate di fiori, fontane istoriate, patii dall’inconfondibile calore mediterraneo; richiami e volute spagnoleggianti e arabeggianti disseminati ovunque con delicata maestria.

Qua e là, teatri e sale cinematografiche di storici natali ancora ospitano generosamente il pubblico, diviso tra il film candidato a dieci Oscar e quello più raffinato, quasi completamente trascurato.

Una o due torri dipinte di bianco abbacinante riflettono i mille raggi del sole californiano: un’antica insegna della FOX svetta, immodesta e altera, a monito perenne; mentre poco più avanti, inserita in un incantevole scenario di aiuole bordate di maiolica, una costruzione bizzarra, un po’ moschea, un po’ osservatorio astronomico, delimita i confini dell’incantevole passeggiata.

Di quando in quando, saltando da un marciapiede all’altro, e cambiando prospettiva sul paesaggio, si ha la netta sensazione, velata di accenti malinconici, d’essere altrove.


In un altrove fatto di pellicole da restaurare e di fotogrammi in bianco e nero. Ma in cui è sufficiente un suono, un soffio, per riportare velocemente alla gradevole realtà.

E.M., Santa Monica