A volte, a furia di guardare con insistenza il cielo nella
speranza che le sue nuvole inizino a irrigare i campi troppo a lungo
dimenticati, capita di sentire, finalmente, qualche goccia di pioggia cadere
tutt’intorno.
Poco per volta, i capelli, i vestiti, l’asfalto si punteggiano
di scuro, mentre da ogni dove proviene un coro di voci stupite, colte nelle
occupazioni più diverse e sorprese da quest’acqua fuori programma.
Fisiologicamente sprovvisti di ombrelli, gli abitanti di Santa Monica sorridono perciò all’indirizzo gli uni degli altri, uniti, adulti e
bambini, dall’assoluta eccezionalità dell’evento.
Gli automobilisti si affrettano verso i propri veicoli, nel
timore (sicuramente infondato) di un temporale violento, prossimo a abbattersi
sull’incurante cittadina.
È allora che i parabrezza si offuscano e i tergicristalli
prendono a lavorare con alacrità, perfino con frenesia, contenti di potersi
finalmente sgranchire le membra, anchilosate dalla forzata inattività.
Il traffico, intanto, complice la vicinanza della spiaggia e un
prestigioso spettacolo circense, ha già cominciato a ingrossarsi oltre misura,
snodandosi tortuoso per le principali direttrici nord-sud e est-ovest.
Qualche intrepido, tuttavia, sfidando quelle innegabili
avversità, procede risoluto nell’attuazione del proprio piano domenicale, una
rilassante gita lungo la Pacific Coast Highway, a caccia di squali e di
avventura.
Ispirato dalla nebbia che, presenza discreta da qualche giorno,
si è lentamente impadronita dell’orizzonte e delle montagne in lontananza, il
viaggiatore audace punta a penetrarne il manto fitto, perdendovisi dentro.
Gli arbusti spogli che delimitano il suo cammino appaiono e
scompaiono in un balletto spettrale, alla maniera dei fuochi fatui di una qualche
leggenda irlandese.
Le abitazioni private, rassicuranti ritrovi di attori e attrici
in una bella giornata di sole, sembrano ora avere i lineamenti deformati:
figure irrisolte, si stagliano a distanza sempre maggiore le une dalle altre,
quasi a sottolineare il progressivo passaggio dal mondo della luce a quello
della tenebra.
Metri più in basso, in un oceano dalle onde alte e spumose,
decine e decine di corpi, surfisti e bagnanti eccitati dal cambiamento meteorologico,
costellano il panorama, immergendosi e emergendo con regolarità in vista della
riva.
Mentre la pioggia, arrivata all’improvviso a spezzare la
monotonia dell’uomo e dell’animale, improvvisamente svanisce, lasciando dietro
di sé una bizzarra sensazione di incompiutezza e abbandono.
E.M., Santa Monica
