Gli edifici dalle
linee contemporanee che punteggiano l’orizzonte del Westwood Village riflettono
i raggi del sole californiano, rendendo impossibile intravedere l’attività
frenetica al loro interno.
Una strada si snoda silenziosa
tra le due lunghe ali di costruzioni, ritrovo di qualche solitario intrepido
dello skateboard, in questa calda mattina di fine gennaio.
Gli studenti,
asserragliati all’interno di quei dormitori imperscrutabili, si stanno
lentamente preparando a affrontare la giornata, indecisi tra la sosta nella
caffetteria di fiducia e un’incursione nel negozio di dolciumi dall’aspetto rétro.
Il quartiere,
intanto, si va popolando di futuri medici in divisa blu, che percorrono a piedi
la distanza tra il proprio alloggio e il resto del mondo.
Un supermercato di
alimenti biologici, con i suoi tavolini in ferro battuto, seminascosti agli
sguardi dei passanti per mezzo di eleganti arcate in muratura, protegge le
parole e i sussurri dei clienti, rivelando, al contempo, una qualche
somiglianza con l’Embarcadero di San Francisco.
Di fronte a un
palazzo basso, poche finestre e calce abbacinante, una donna di mezza età
chiede l’elemosina, con voce pacata e modi discreti.
Nei suoi pressi,
turisti e locali affrettano il passo a testa china, forse vergognandosi della
decisione, irremovibile, di far cadere pochi centesimi in quella mano venata
d’azzurro.
In alto, i balconcini
arzigogolati che si affacciano su questo scorcio di Los Angeles sembrano sul
punto di aprirsi su qualche scena di passioni mediterranee a tinte forti, su un
dramma d’amore e gelosia, sulla fuga di due amanti perduti.
E la donna, che ogni
cosa sa delle case e della gente che le gravita intorno, mese dopo mese, anno
dopo anno, pare essersi ritagliata una posizione invidiabile da spettatrice in
prima fila, desiderosa di osservare più da vicino la commedia umana tutt’intorno.
Palme filiformi,
contenute in aiuole decorate di maioliche variopinte, si stiracchiano verso il
cielo, a caccia di aria pulita e di quieto distacco dal brulichio che le
accerchia senza sosta.
Benché la vita e i
suoi ritmi, qui, si annuncino in maniera diversa che nel resto della città;
ancora più spensierati, ancora più leggeri. Della spensieratezza e della
leggerezza, cioè, degli studenti nei dormitori imperscrutabili.
E.M., Santa Monica