A dieci, dodici, sedici anni si
trascorre parte del tempo a seguire le avventure televisive di beniamini più o
meno coetanei, sognando insieme a loro e rivivendone le gesta più e più volte
al giorno, tutti i giorni dell’anno.
Se ne ammirano gli abiti o le
pettinature, la disinvoltura o la goffaggine, la bellezza o la bravura,
immaginando d’essere al loro fianco a prestare aiuto, a elargire consigli, a
strappare carezze e sorrisi.
Quando si cresce, tuttavia,
quel sentimento di fedeltà — che fino a poco prima si pensava eterno e
indistruttibile — diventa qualcosa d’altro, di più adulto e serio, per poi
scemare e svanire del tutto, lasciando, dietro di sé, appena un ricordo tenero,
come un primo bacio.
A volte, tuttavia, i disegni
imperscrutabili del destino permettono a quegli ex adolescenti di avvicinare e
conoscere gli idoli del tempo passato, in un gioco di sguardi e di rimandi che
mai si sarebbe potuto sperare, nemmeno all’epoca del grande trasporto provato
nei loro confronti.
Se invece capita che a
incontrarsi non siano i personaggi di serie televisive note, ma alcuni
rappresentanti di prodotti di estremo successo in qualsiasi paese del mondo
tranne che nel proprio, non ci si perda d’animo, perché quasi certamente la
sorte avrà in serbo qualche meravigliosa sorpresa, per tutti i convenuti.
Un mercoledì mattina, per
esempio, si può dare loro appuntamento in una celebre caffetteria lungo Main Street, a Santa Monica, ufficialmente a discutere di un progetto segreto,
ufficiosamente a studiarne i movimenti e il corpo, in cerca di dettagli capaci di
riportare in vita i sogni passati e le memorie perdute.
Nonostante non si stringa la
mano al quindicenne di cui ci si è follemente innamorate a tredici anni, o non
si rivolga la parola alla quattordicenne di cui si è segretamente invidiata la
fortuna, si ha la gradita sorpresa di provare sentimenti benevoli nei confronti
dell’aitante quarantenne che chiacchiera disinvoltamente dall’altra parte di
una tazza di caffè, o della collega e amica che parla e ride ininterrottamente.
Il leggero disappunto provato
nello scoprire un attore, e un’attrice, diversi da quelli i cui nomi
campeggiavano su tutti i settimanali della propria infanzia e prima adolescenza,
lascia presto il posto a un sentimento di calore umano e di gratitudine, per la
grande occasione presentatasi senza preavviso e colta quasi inconsapevolmente.
Mentre il vuoto e il disagio, spuntati acidamente in un anfratto della mente e dell’anima, sono velocemente
sostituiti dalla tenerezza e dallo spaesamento nel vedere i due volti
ragazzini, osservati per la prima volta in televisione non più tardi di
quarantotto ore prima, portare ora i segni evidenti della vita, il suo carico
di rughe per gli affetti perduti, il suo fardello di ombre per le illusioni
provate, con un sorriso schietto e contagioso che solo chi vive veramente
conosce e regala.
E.M., Santa Monica




